mercoledì 18 marzo 2015

La monarchia repubblicana

Alla caduta di Luigi XVI in Francia si instaurò un regime dittatoriale guidato da Robespierre così come la rivoluzione comunista abbatté lo zar per poi passare alla dittatura stalinista. In Italia la fine della monarchia avvenne in seguito alla caduta del fascismo che aveva appannato la monarchia espropriandola delle sue funzioni e dalla visibilità politica. Possiamo per questo supporre che il passaggio dai regimi monarchici a quelli repubblicani avvenga attraverso dei regimi assolutistici (vedasi la Spagna di Franco) che fungano da transizione per preparare l'opinione pubblica dall'obbedienza assoluta verso la dinastia all'obbedienza critica nei confronti della dittatura per sfociare nella maturità democratica della repubblica.
Con il tempo le istituzioni repubblicane tornano ad affidarsi all'uomo forte del momento che guiderà il paese verso uno splendido futuro, sempre promesso ma mai attuato. Ecco allora una legge elettorale che premia (con il quorum) il vincitore assegnandogli anche un congruo numero di parlamentari da lui scelti; la nomina di un proprio capo assoluto alla Raitv di stato; una legislazione a base di decreti e non di leggi approvate dal parlamento; un appannamento pubblico dei ministri per concentrare l'attenzione dei mass-media sul capo, il presidente del consiglio; una contemporanea assunzione di poteri nello stato e nel partito; e così via.  In pratica la ricostruzione della dittatura in chiave moderna, l'assolutismo di un re in versione repubblicana. Il popolo è contento perché con la scusa della repubblica crede di poter contare qualcosa mentre il dittatore (cioè il capo dello stato o del consiglio dei ministri) gestisce le istituzioni a suo piacimento.
Sino all'avvento di un moderno Robespierre che predicherà nuove strade da percorrere per giungere all'irraggiungibile futuro.  Il tempo scorre e il mondo gira!