lunedì 5 ottobre 2015

Due conferme demodoxalogiche

Nel dibattito mattutino di OmnibusLa7 di venerdì scorso è emerso quanto divulgo, da oltre trent'anni, nei post, nelle lezioni e nelle riunioni dei demodoxaloghi (con tanto di nome e cognome) per avere assistito di persona e non per fatti raccontatemi: 
negli uffici pubblici la corruzione parte dai funzionari associati tra loro in combriccole o mafiose o massoniche o di sette (correnti partitiche-affariste) politiche che si cooptano e tramandano negli anni: il politico passa mentre i funzionari rimangono e allargano il potere.
Le pratiche da firmare (decreti, appalti, segnalazioni) arrivano al ministro o all'assessore dopo l'istruttoria compiuta dagli uffici, il più delle volte firmate dal politico sulla fiducia accordata al suo funzionario senza che conosca i meccanismi e i precedenti o retroscena della pratica.
Capita anche il caso che il ministro o l'assessore chieda (oralmente) al suo capogabinetto un particolare occhio di benevolenza, costui fa svolgere la pratica dal suo sottoposto che la passa ad un altro; una volta che è stato coinvolto un dipendente pubblico di grado inferiore (su cui in caso di incidente ricadrà la colpa) questi entrerà nel giro e si sentirà autorizzato a compiere illeciti sotto protezione.
L'illegalità è possibile e aumenta a dismisura perché le pratiche devono sottostare a vari passaggi creati dai burocrati per allungare i tempi e rendere confusa l'istruttoria: grazie ai ritardi e alle complicazioni (volute) solo i compagni di merenda trovano gli appigli giusti per rendere possibile l'illegalità.
Nella stessa trasmissione è anche emerso che il governo di Matteo Renzi si regge su una maggioranza elastica basata sul caso per caso, è la politica della New age come abbiamo scritto sin dal 1986 nella Inchiesta demodoxalogica sul post-industriale.