giovedì 31 marzo 2011

L'Orientale di Napoli



Nel 1724 ritornò a Napoli il sacerdote missionario Matteo Ripa che in Cina aveva lavorato come pittore alla corte dell'imperatore, portando con se quattro giovani cinesi. Papa Clemente XII riconobbe ufficialmente il collegio fondato dal missionario per preparare giovani sacerdoti da inviare in Oriente dopo un'adeguata preparazione linguistica e culturale dei lontani paesi. Nel 1868 il  "Collegio dei Cinesi" divenne il Real Collegio Asiatico e dieci anni dopo, con la riforma del ministro Francesco De Sanctis, fu eretto in Istituto Orientale sopprimendo l'attività missionaria per privilegiare la sinologia con la conoscenza delle lingue e della cultura dell'Oriente (cinese mandarinico, hindi, urdù, persiano, ecc.) al fine di preparare adeguatamente i diplomatici italiani e far conoscere agli studenti dell'altro continente l'Italia, la sua lingua e la sua cultura.
Sotto il fascismo l'istituto aprì una sede a Roma, che divenne la principale, allargando gli studi all'Africa (all'Affrica con due f si diceva allora, altrimenti è francesismo) e alle Americhe, ricevendo riconoscimenti da tutte le istituzioni culturali del mondo. All'Orientale sono passati migliaia di futuri diplomatici e dirigenti del cosiddetto Terzo Mondo che, nell'esplicazione delle loro attività, hanno poi mantenuto i legami con l'Italia favorendo la reciproca conoscenza ed integrazione commerciale. Tra i docenti internazionalmente più noti e omaggiati citiamo Pietro Silvio Rivetta conte di Solonghello, Giuseppe Tucci  e Giuliano Bertuccioli, nomi che oggi non dicono nulla ma che fanno parte di quella schiera di uomini che hanno portato con onore il nome dell'Italia nel mondo e che dovrebbero essere rivalutati.
Nelle immagini Matteo Ripa (il fondatore) e Pietro Silvio Rivetta (lo scrittore Toddi nella casa di una famiglia giapponese)