martedì 29 novembre 2011

I fondamentali della politica

I manifesti, gli elettori, le manifestazioni di partito o di piazza, i programmi e così via sono il contorno della politica: gli accessori. I fondamentali della politica, cioè le situazioni e le decisioni che contano, sono altrove. E sono due.
Da una parte abbiamo il popolo degli scontenti, dei delusi, degli insofferenti del governo in carica e degli stessi partiti; saranno pochi sulla totalità degli elettori, magari meno del 10% ma pur sempre sufficienti per capovolgere le sorti del consenso elettorale. Nell'Italia repubblicana abbiamo conosciuto Guglielmo Giannini con il suo partito denominato "l'Uomo qualunque" (che per simbolo aveva un cittadino schiacciato dal torchio) che, all'improvviso, si collocò al terzo posto dopo la Dc e il Pci; i radicali di Marco Pannella che, con una sparuta rappresentanza parlamentare, seppero introdurre il divorzio, l'aborto; i vari movimenti localistici del Nord che furono la base, con qualche assessore o consigliere comunale, per la creazione della Lega Nord poi passata nelle mani di Umberto Bossi al grido di "Roma ladrona"; gli arrabbiati dallo scandalo tangentopoli che si riversarono su Silvio Berlusconi; l'alleanza Mario Segni/Benigno Zaccagnini che, con il 10% di voti, non raggiunse il quorum per entrare in Parlamento in quanto voti dispersi su tutto il territorio e quindi non validi ma che sconquassarono i risultati elettorali togliendo consensi ai partiti egemoni. Personaggi che seppero far convergere sulla loro persona il malessere popolare, a prescindere dai programmi e dalle ideologie. Qualcuno li potrebbe anche chiamare "pescatori nel torbido". Tra gli indecisi, i dichiarati non votanti e tutta quella stragrande massa di elettori che vota in base all'emozione del momento.
L'altro fondamentale della politica lo troviamo tra le strategie a tavolino pensate da una manciata di politici, perlopiù legati ad interessi economici di grandi imprese (banche, multinazionali, stati esteri,ecc.), in combutta con i cosiddetti poteri forti che si nascondono dietro la proprietà dei maggiori organi di informazione. Nel dopoguerra la Dc era finanziata dagli americani e il Pci dal governo russo; il quotidiano Il Tempo, fondato dal deputato monarchico Renato Angiolillo, rappresentava i salotti della rampante borghesia di destra così come La Stampa gli interessi della Fiat e il Corriere della Sera la borghesia industriale del Nord. Il Messaggero, Il Gazzettino di Venezia ed altri quotidiani sono della famiglia di imprenditori che fa capo a Gaetano Caltagirone imparentato con Pier Ferdinando Casini. La Confindustria ha Il Sole-24 Ore così come le altre confederazioni di imprenditori e professionisti (dal commercio all'agricoltura, dai medici ai notai) non fanno mancare il loro sostegno per porre le basi ad una strategia politica che rifletta i loro interessi. In questo quadro non mancano i consigli del Vaticano, le associazioni cattoliche (Acli, Comunione e liberazione, etc) con i loro referenti politici, le banche nazionali e multinazionali, le compagnie petrolifere, le multinazionali e persino il Grande Oriente d'Italia. Tutti nel cercare accordi a danno dei più deboli (in primo luogo dei cittadini) per conservare ed allargare fette di interesse e antichi privilegi.
A volte la reazione emotiva dei cittadini costringe i poteri forti a soprassedere dalle loro trame, altre volte i cosiddetti salotti buoni riescono ad ingabbiare la rabbia del popolo elettore e incanalarla nei partiti di riferimento. E' sempre andato così, non solo da noi. L'Italia eccelle nell'esasperazione delle situazioni e nei giochi d'interesse con i relativi morti ammazzati tra coloro che sanno e coloro che si sono messi di traverso.

Venerdì: Riformare il Parlamento