lunedì 30 gennaio 2012

Politica e Giustizia

Nicolò Ghedini a suo tempo entrò nell'inchiesta di Tangentopoli e ne uscì alla grande con un brillante risultato gestito da lui stesso, oggi seguita a fare l'avvocato ma è anche deputato per il PdL. Qui già sorge un primo dubbio: come può fare bene contemporaneamente due mestieri? Uno dei due sarà scadente, quale? Quello da parlamentare con tanto di sostanzioso stipendio ed indennità, pagato con le tasse dei cittadini o quello ben remunerato di avvocato? Possibile che una situazione del genere non costituisca un evidente caso di incompatibilità? L'avvocato che applica le leggi dello stato è anche colui che, contemporaneamente, influisce come parlamentare a modificare o proporre leggi che riguardano l'applicazione della giustizia.
Più eclatante il caso dell'on. Gaetano  Pecorella, sempre del PdL ed avvocato di Silvio Berlusconi, che è stato presidente della Commissione Giustizia, la commissione che armonizza e prepara le proposte di legge da portare in Aula per la votazione.
Orbene, in uno dei tanti processi imbastiti dalle "toghe rosse" di Milano contro quel sant'uomo di Berlusconi l'avvocato Ghedini ha abbandonato l'aula e ricusato i giudici sostenendo che la bocciatura di dilazionare le sentenze, come da lui chiesto, dimostra la decisione presa dal collegio giudicante di voler condannare a priori il suo assistito. Da quando accorciare i tempi di emissione delle sentenze equivale a condannare l'imputato? Ma come il PdL non voleva snellire la giustizia abolendo i gradi di giudizio? Ora che si tratta del suo capo vuole allungare i tempi per arrivare alla prescrizione? Ma questa è una plateale dichiarazione di colpevolezza dell'imputato: l'innocente vuole giustizia subito, il colpevole vuole giungere alla prescrizione!
D'altra parte lo sappiamo: gli avvocati sono dei tecnici che hanno il compito di trovare tutti gli appigli possibili per salvare i propri clienti ed incassare la parcella. Non hanno il compito di chiedersi se il loro assistito è un furfante incallito o uno sprovveduto incappato nella legge.
Ma neanche ce le possono dare a bere le loro argomentazioni per sostenere l'innocenza del cliente, buona parte del popolo italiano è ormai maturo e, a forza di vedere telegiornali, ha capito qualcosa sul funzionamento della Giustizia: chi ha il potere - politico o economico - se la cava sempre. Questo sin dai tempi di mia nonna che ripeteva il detto: è giusta la giustizia (nel senso delle leggi) non è giusto chi la somministra!