lunedì 2 gennaio 2012

A proposito di equità

Tra il significato di una frase o di un solo vocabolo, dal punto di vista lessicale o giuridico, e il suo uso corrente da parte della maggioranza dei cittadini il più delle volte esiste una discrasia (in greco antico = cattiva mescolanza) di interpretazione. Prendiamo ad esempio l'equità (in latino aequitas), tornata recentemente di moda ad opera del neopresidente del Consiglio dei ministri Mario Monti. Stante il fatto che l'Italia attraversa un brutto momento economico tutti i cittadini saranno chiamati a sopportare dei sacrifici, in modo equo, per risanare le sorti di questo malconcio Paese.
Ma è sul concetto di equo che divergono i pareri!
Usualmente equo viene usato per indicare parti o situazioni pari, o perlomeno assai simili tra loro. Di pari valore: un pezzo di parmigiano vale quanto una moneta d'oro. Di pari bravura: la cantante Anna Oxa può competere con la collega Gianna Nannini. Di pari grado: l'ambasciatore del Perù è nella stessa posizione dell'ambasciatore degli Stati Uniti d'America. Di pari prestigio: il presidente Monti è valutato quanto Mario Tremonti. E così via.
Qualcuno potrebbe obiettare che sono giudizi falsati: tra l'ambasciatore del Perù e quello degli Stati Uniti c'è una bella differenza, eppure l'attribuzione giuridica-diplomatica è la stessa! Ma è questo il vero concetto di equità: "virtù che consente l'attribuzione o il riconoscimento di ciò che spetta al singolo in base ad una interpretazione umana e non letterale della giustizia" (Vocabolario della lingua italiana, Devoto-Oli): l'attribuzione umana che è ben diversa dalla calibratura matematica!
L'umanità giudica secondo l'opinione che si è fatta intorno ad un certo argomento, un'opinione che deriva dalle letture, dall'esperienza, dagli usi locali, dal si è visto o sentito, ecc. Tra un professore universitario assunto al rango di primo ministro e il bidello della scuola elementare della Sgurgola l'interpretazione dell'equità è diversa. Dieci euro tolte dalla paga di mille euro del bidello non hanno lo stesso valore delle 100 euro tolte dallo stipendio di diecimila euro del professore, eppure per entrambi la cifra tolta è il 10%. L'equità è nel valore dell'uso del modello preso a riferimento.
Con dieci euro il bidello compra il pane e il latte per i figli; il professore con cento euro elargisce la mancetta di Natale alla cameriera filippina o la regalia al figlio dell'autista. Pertanto l'equità è nell'interpretazione del valore del bene.

Mercoledì 4: A proposito di morale