lunedì 25 marzo 2013

Giustizialismo

Oltre centomila fedelissimi di Silvio Berlusconi sono convenuti il 23 scorso a Roma convocati, inizialmente, per protestare contro la magistratura (composta in buona parte da donne tra giudici e pubblico ministero, quindi sicuramente non massoni) che perseguita il cavaliere da quando è sceso in politica.
Il ragionamento dei difensori di Berlusconi è chiaro: essendo la democrazia basata sulla tripartizione dei poteri tra parlamento, magistratura e pubblica amministrazione (ed essendo ogni potere autonomo) i poteri non possono interferire fra di loro. Inoltre qualche anno fa, su iniziativa della Lega, è stato introdotto un concetto: "la legge è amministrata in nome del popolo". In qualche aula di tribunale la scritta è subentrata al vecchio "la legge è uguale per tutti", cosa vuol dire? Che se la legge è amministrata in nome del popolo le regole sono quelle dettate dal popolo. Pertanto, come nel Far West americano, centomila persone riunite in piazza decidono se il malcapitato va impiccato o assolto. Secondo codesta logica un referendum popolare o un partito (quale rappresentante del popolo) che avesse la maggioranza in parlamento potrebbe decidere la non incriminazione del peggiore delinquente esistente in circolazione, con multi-omicidi a suo carico.
Ma codesta non è giustizia, è giustizialismo!