venerdì 22 ottobre 2010

Comunicazione, pregiudizi e tv

Nelle grandi come nelle piccole cose viviamo nell'illusione di conoscere la realtà. Invece ci culliamo con dei pregiudizi (qualcuno li chiama stereotipi) che sono stati autorevolmente inculcati da altri: l'esistenza del diavolo tentatore, che al giorno d'oggi ha perso le corna e la coda di quando ero ragazzo; le rivoluzioni come liberazione dei popoli; la democrazia come soluzione per tutti i mali; e così via. C'è sempre qualche "comunicatore" (profeta, filosofo, scrittore, politico, perfino terrorista) che racconta la sua versione con dovizia di particolari che l'accreditano come un dato di fatto.
Ad Avetrana un inviato al corrente dei fatti ha detto che i carabinieri erano entrati a casa del presunto assassino (reo semiconfesso) per cercare le chiavi di casa che la madre di Sarah assicurava essere in possesso della figlia; un'altro giornalista ha affermato che i carabinieri cercavano le chiavi di Michele. Ancora: un'amico delle ragazze è stato convocato dall'inquirente: secondo un canale televisivo per essere sottoposto ad interrogatorio, nella versione di un'altra emittenza per ritirare il cellulare che gli era stato sequestrato. Piccole cose che contribuiscono (se dette autorevolmente, e chi meglio della tv?) ad indirizzare il pensiero da una o l'altra parte.
Il fatto è che non si fa più informazione ma comunicazione (non per nulla è sorta la laurea in Scienze della Comunicazione). L'informazione è una precisa notizia: il signor  X  è stato convocato in Tribunale, i carabinieri sono entrati in casa di  Y. Tutto il resto è commento, abbellimento, presentazione suadente per accattivarsi gli utenti in quanto la televisione è essenzialmente spettacolo. Ma uno spettacolo imbonitore che sviluppa comportamenti. Una piccola riflessione: nella metropolitana di Roma le telecamere riprendono una donna stesa in terra ma nessun passante che si ferma; ad Avetrana c'è il pellegrinaggio (o visita turistica) davanti al pozzo ove è stata ritrovata Sarah Scazzi o alla casa della cugina, con tanto di gente in posa davanti alle telecamere, pronta a dire la sua o fare foto con il digitale.
Nel 1989, come demodoxalogo, sostenni nell'intervento alla LX Riunione della Sips (in atti http://www.sipsinfo.it/) che i massmedia hanno sostituito il ruolo del protagonista dell'azione e reso l'uomo "strumento dell'immagine di se stesso", col risultato che non comunichiamo più direttamente [mediante informazioni] "ma attraverso gli strumenti del comunicare", per incidere sulla formazione dell'opinione pubblica e, in definitiva, fare o disfare la Storia. E, dato che viviamo in un'epoca ove ciascuno vuole essere partecipe e la tv è lo strumento principe in quanto diretto, popolare e spettacolare, chi può "partecipa" recandosi sul posto e gli altri "partecipano" attraverso il piccolo schermo; tutti sentendosi protagonisti di un evento che rimarrà nelle cronache.