lunedì 11 luglio 2011

Equa tassazione

Un qualsiasi professionista di chiara fama (dal medico all'avvocato), così come un medio imprenditore o un commerciante di una avviata e nota azienda, hanno - come giusto - un reddito di granlunga superiore alla media nazionale in quanto deriva dall'investimento di anni di studio o d'attività e dal capitale investito nel lavoro. Pertanto, come si insegna nelle scuole di ragioneria, la remunerazione dovrà essere triplice: quella del fattore lavoro in quanto dovrà compensare il tempo dedicato all'attività professionale, quella dell'interesse prodotto dal capitale investito nell'attività lavorativa (che altrimenti poteva, senza rischi e preoccupazioni, essere remunerato da obbligazioni pubbliche), e infine l'utile proveniente dall'attività gestita. Un normale lavoratore dipendente ha una sola remunerazione in quanto è un prestatore d'opera: ci mette solo il lavoro che svolge, senza altri rischi.
Ma anche nella spesa c'è una grossa differenza tra le due grandi categorie, quella dei lavoratori dipendenti e gli altri. Il noto professionista o imprenditore, per stare sul mercato, quello delle relazioni sociali che porta conoscenze, contratti e clienti, dovrà apparire all'occhio degli altri. Quindi i figli dovranno studiare in qualificati collegi e università (private) di chiara fama, magari all'estero; l'auto dovrà essere di lusso (sempre per l'apparenza), la casa e lo studio dovranno essere come indicato nelle riviste alla moda, e così l'abbigliamento con capi firmati. Per non menzionare lo yacht (magari di soli otto metri), la villa al mare e le cene d'affari e di relax. Tutte opzioni che costano, così come il personale: dall'autista al giardiniere, ecc. Gravose uscite che, fortunatamente, il lavoratore dipendente non ha, in quanto la sua vita rientra nella norma nazionale. Una considerazione che può calzare anche in presenza di pensionati: essendo anziani hanno meno esigenze dei giovani, mangiano di meno e non vanno al night club!
Stante quanto sopra, un governo serio, che intenda tutelare l'economia del Paese, dove andrà a trovare i denari sufficienti per una manovra finanziaria destinata al pareggio dei conti statali? Come avrete capito tra i pensionati ed i lavoratori dipendenti della fascia media e bassa.
Per esempio: togliendo un 20% aggiuntivo ad un reddito lordo di 1.800 euro (nette 1.200) sarebbero 360 euro che un dipendente o pensionato, abituati a giostrarsi con i conti di fine mese, ben saprebbero dove limitare ulteriormente le loro spese. Togliendo un 40% alle categorie cosiddette ricche (a parte l'ingiustizia in quanto per la Costituzione abbiamo pari diritti e doveri e quindi dovremmo avere pari importi nella tassazione) su un reddito di 10 mila euro verrebbero 4 mila euro in meno che per il malcapitato (considerato benestante) rappresenterebbero un colpo mortale. Non potendo rinunciare alle cosiddette spese di rappresentanza in quanto concorrono all'immagine e rendono in relazioni fruttuose, il povero benestante dovrà privarsi del giardiniere o della cuoca, mettendo sul lastrico degli onesti lavoratori dipendenti (magari con famiglia a carico). Per salvaguardare dalla disoccupazione i lavoratori dipendenti in forza ai ceti con alto reddito la politica sociale del governo tasserà tali redditi alti al 25%, che è più di quanto pagato dai lavoratori ma meno di quei prelievi onerosi che metterebbero in ginocchio le categorie produttive del Paese.
Questa sì che è una politica sociale, alla faccia di coloro che chiedono un bilancio di lacrime e sangue verso una sola categoria. Da buoni cattolici la nostra politica sociale è improntata alla solidarietà per cui anche i poveri devono concorrere a mantenere i ricchi poichè senza i benestanti, che altro non sono che i dirigenti del Paese (dalla politica all'amministrazione pubblica e all'imprenditoria, ecc), mancherebbe il motore che smuove l'economia attraverso appalti, regalie, combinazioni tra compagni di merenda e quanto altro.