mercoledì 7 marzo 2012

L'imbroglio della comunicazione

"Il segnale del semaforo al crocevia di una strada ci trasmette un'informazione che non può essere discussa così come i primi giornali pubblicavano notizie stringate, senza commenti, e perlopiù su fiere, arrivi di navi e simili. Oggi si parla di comunicazione con tanto di Facoltà universitaria; la comunicazione presuppone l'abbellimento della notizia, la presentazione suadente, l'eventuale editoriale o commento e il servizio per coinvolgere il ricevente (lettore di giornali o utente della tv). Trattasi di una vera e propria strategia di informare per formare l'opinione altrui. Informare tacendo alcuni particolari, esaltandone altri o travisandoli" (Atti del seminario Leggere la qualità delle comunicazioni organizzato dall'Associazione nazionale sociologi, Roma 11/12 settembre 2004 e nella terza edizione di Dispense di storia e tecnica del giornalismo, edizioni Unifior 2004 e in Cenni di storia e tecnica del giornalismo, Iperedizioni Milano 2010).
L'informazione è una notizia nuda e cruda, per esempio (ipotetico): la galleria in Val di Susa entro la quale dovrà passare la Tav è lunga 20 chilometri, è un dato di fatto che può essere vero o falso; dipende dalla buona o cattiva fede del comunicatore. Oppure, secondo l'ing. Virgilio è di 20 chilometri e duecento metri. E ancora, la società che ha avuto i lavori in appalto dichiara che i chilometri sono ventidue. Le ultime due versioni sono più affidabili in quanto fanno riferimento a chi si è assunto la responsabilità dei dati.
In un confronto tra sostenitori dei treni ad alta velocità e promotori del blocco dei lavori si può essere più o meno d'accordo o disaccordo su tutto ma non sulle cifre delle quali è certa la fonte. Per esempio, che senso ha dire che 500 professori si sono espressi contro la tav? Occorre elencare nome, cognome, qualifica professionale e specializzazione: un peso hanno le dichiarazioni del maestro della scuola elementare di Bussoleno (come esempio ipotetico) e un'altro quello del geologo dell'università di Trento. In un caso si fa comunicazione nell'altro informazione.
L'istituzione della Facoltà di Scienze della Comunicazione ha confermato una retrovisione strategica: per necessità economiche e politiche l'informazione non può più attenersi ai fatti e ai numeri ma deve frastornare, confondere, alterare i fatti per piegarli agli interessi di chi emette la comunicazione per trarne vantaggio. Quindi distrarre l'attenzione attraverso immagini, ragionamenti, evocazioni che esulano dal nocciolo del problema per impostare una discussione su temi paralleli, inutili, rissaioli scatenando le passioni dei partecipanti a danno del pacato confronto sui numeri.
Ormai siamo nell'era della comunicazione (pubblicitaria, televisiva, politica, ecc.) che tesse una gigantesca tela di ragno comunicativa ove è impossibile, per il normale cittadino, distinguere il vero dal falso. O meglio, come dicono gli inglesi, Understatement cioè attenuazione del vero.

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