giovedì 20 dicembre 2012

Oltre l'orizzonte


"Dagli albori della civiltà ad oggi sono cambiati gli usi, i costumi, le ideologie e le tecniche ma lo scambio è stato il perno della vita umana. Un perno orientato verso tre direzioni.
 1) la sussistenza
 2) l'aggregazione
 3) la conoscenza
Il regno vegetale deve soddisfare bisogni di crescita (sussistenza) mentre il mondo animale bisogni di sussistenza ed accoppiamento (aggregazione). L'uomo aggiunge agli altri due bisogni (primari per lui) anche un altro bisogno primario: quello della conoscenza (il sapere). [...] La soddisfazione di questi bisogni avviene anche secondo un ordine di priorità che parte da quello elementare-vegetale (sussistenza) per arrivare al sapere passando attraverso il gradino intermedio dell'aggregazione (in comune con gli animali)."
Quanto sopra prende lo spunto dalle affermazioni dell'antropologa olandese Annemarie De Wal Malefijt secondo cui è lo scambio (sessuale, dei beni, della conoscenza) il motore della vita sociale, così come riportato all'inizio di  Lineamenti di sociologia dell'emigrazione (istituto bibliografico Napoleone, Roma 1987). Fasi che dobbiamo immaginarle come i cerchi concentrici che si formano nell'acqua quando gettiamo un oggetto pesante: un cerchio dopo l'altro sempre più vasto rispetto al precedente, ove non può sussistere un secondo cerchio se prima non vi sia stato il primo, così come ci ha spiegato David Hume a proposito della concatenazione degli eventi (*). Nel libro citato abbiamo inoltre così accennato alla relazione tra la sequenzialità della soddisfazione dei bisogni e la formazione dei comportamenti sociali:
" [...] La coltivazione dei campi comportò una maggiore disponibilità di cibo, una superiorità fisica e psicologica del coltivatore sull'affamato nomade e la creazione del potere: chi ha detta legge. Nacque la necessità di armarsi per difendere la proprietà ed il raccolto dagli assalti del nemico e quello dello scambio tra i diversi prodotti. Col passare dei secoli si affermò lo scambio fra prodotti agricoli e prodotti artigianali, creando così la categoria di coloro che offrivano (o erano obbligati ad offrire, come gli schiavi) servizi o lavorazioni in pelle, legno, ferro, ecc. [...] l'accoppiamento risolveva il problema dell'assistenza per la vecchiaia, quando cioè sarebbero mancate le forze per la difesa o per la ricerca del cibo [...] Con il trascorrere dei secoli l'accoppiamento fra l'uomo e la donna fu disciplinato da norme giuridico-religiose (matrimonio esogamico e procreazione) mentre i rapporti con la società furono stabiliti in base al potere ed al sapere. [...] Conoscere le altrui tecniche ed invenzioni ha risolto vari problemi esistenziali: dalla difesa alla sopravvivenza. Essere custodi di un segreto o capaci di svelare un mistero, poneva l'uomo al riparo da sforzi fisici per acquisire il cibo e la tranquillità. Poneva lo stregone al di sopra degli altri componenti della tribù, oggetto di stima e regalie. Gli conferiva un potere. Accanto alle invenzioni relative a tecniche o oggetti di uso comune (la ruota, il ferro, la semina, ecc.)  sorsero invenzioni sui fatti che coinvolgevano l'uomo (la morte, le malattie, le calamità naturali, ecc.). Oltre agli scienziati, ai filosofi ed ai sacerdoti nacque anche la casta dei politici che si arrogarono il diritto di amministrare i gruppi sociali. Chi aveva beni, forza o capacità conoscitive accrebbe il proprio potere alleandosi con altri per dare vita a caste e dinastie. In mancanza di invenzioni i viaggi contribuirono a far conoscere le altrui tecnologie e si sviluppò uno scambio di conoscenze. Ai popoli rimasti indietro fu imposto di credere ed adottare le invenzioni dei popoli dominatori. Conosciuto il proprio ambiente c'è l'innato desiderio di vedere cosa c'è dietro l'angolo. Di fare confronti e paragoni. Di adottare le novità (tecniche, politiche e morali) che più si ritengono confacenti al proprio caso. Un progresso che non finisce mai perché lo spazio-tempo si dilata sempre più ed il rapporto popolazione-risorse-ambiente è in continua migrazione." (*)
A proposito del potere derivante alle caste per essere le depositarie dell'invenzione della scrittura o del saper interpretare gli eventi ricordiamo che la scrittura dei Maya altro non era che propaganda in favore dei monarchi regnanti: legittimava la casta dei nobili elevandola a divinità, sostenendo - come dalle tavole trovate negli scavi - la primogenitura della popolazione Maya rispetto alle altre popolazioni, oltre alla superiorità culturale (dimostrata con l'uso della scrittura); pertanto il potere della monarchia divinizzata era la conseguenza del sapere (scrivere e profetizzare). Anche gli Acta affissi al Foro dagli antichi romani altro non erano che avvisi o editti dell'imperatore, depositario del potere giuridico-culturale imposto con le armi e legittimato dagli acta e dagli auspici della casta sacerdotale. Del resto, sino agli inizi dello scorso secolo, all'imperatore del Giappone era attribuito un potere di discendenza divina quale depositario del sapere del mondo, emanato dal Sole.
Per il rapporto tra potere e sapere rimandiamo alle considerazioni di A. A. Innis accennate la scorsa puntata (n. 17 del 14 dicembre) nel post Le opinioni pubbliche.

(*) vedasi la puntata del 5 novembre Capire il futuro.
(*) successivamente il termine "ambiente" è stato sostituito da "popolazione" e per Ambiente i demodoxaloghi hanno convenuto di definire il triangolo territorio-popolazione-risorse.
(18 -  continua)

Lunedì: Le quattro verità.