venerdì 7 novembre 2014

La democrazia perfetta

Da quando, nel 1800, Alexis Tocqueville (De la Démocratie en Amérique) indicò negli Usa l'esempio della democrazia perfetta nel mondo si è diffusa la leggenda (alimentata dagli stessi americani e dai loro compari di merenda) che gli Stati Uniti sono un paese da imitare per quanto attiene alla sovranità popolare. In cosa consisterebbe tale primato politico? In una Camera e Senato con pochi rappresentanti, nel sistema bipartitico, nella concentrazione dei poteri al presidente, nell'assenza di movimenti politici stabilmente presenti nel territorio e del loro finanziamento pubblico.
Il sistema è così perfetto che la maggioranza degli elettori aventi diritto non si reca neppure a votare, nella convinzione che né i repubblicani né i democratici siano in grado o abbiano l'intenzione di attuare politiche innovative o sconvolgenti rispetto alle precedenti legislature. In fondo all'americano, di destra o di sinistra, è sufficiente sentirsi libero di svolgere l'attività commerciale o artistica che desidera e sapere che il suo Paese, essendo il più forte, detta legge al mondo.
La politica è divenuta l'attuazione di interessi che dal generale sono passati al particolare, del resto gli Usa sono una nazione così vasta e disomogenea per tradizioni, etnie, ambiente e risorse difficili da equiparare per cui gli unici punti di convergenza sono l'identità e la grandezza nazionale. Tale situazione porta alla disaffezione degli elettori verso i lavori parlamentari e la scelta del rappresentante: chiunque vada rappresenterà le aspettative della popolazione dello Stato di provenienza e degli interessi economici.
Per quanto concerne l'Europa dopo ogni disfatta (politica, economica, militare) i cittadini hanno cercato un cambiamento istituzionale atto a far fronte alle mutate condizioni sociali attraverso un allargamento dei poteri che si è tradotto nell'occupazione dello Stato da parte dei partiti. In Italia la troppa invadenza sta strozzando il Paese, sinora gli elettori hanno risposto con la protesta e la speranza nel cambiamento ma, a lungo andare, l'assenteismo e la disaffezione prenderanno il sopravvento sino all'arrivo di svolte radicali.