martedì 11 novembre 2014

La politica è espropriazione


Quanto sopra è tratto da Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, edito nel 1987 dall'Istituto bibliografico Napoleone, Roma. Come si evince la politica, cioè il potere, è sorta con l'espropriazione del diritto a scegliere direttamente la propria vita conferendo il mandato prima al capoclan, poi al re e, al giorno d'oggi,  ai parlamentari. Una espropriazione legittimata ideologicamente e legislativamente del fatto che qualsiasi assembramento di persone non è capace di darsi regole e prospettive che tutelino il gruppo nel suo insieme in quanto prevalgono gli interessi di parte. Normalmente chi partecipa all'attività politica lo fa in quanto motivato da un interesse: la presunzione di essere migliore degli altri o il raggiungimento di un fine che si rivelerà economico.
Il potere si basa sulla persuasione derivata o dalla forza delle armi o da quella dell'ideologia politica o religiosa.  Il potere, una volta conquistato, si espande a macchia d'olio per mantenere in piedi una rete di comando attraverso i fedelissimi; è questa la politica, anche nei regimi democratici! Ed è in questo modo che il potere si allontana dal popolo per divenire dinastia o casta. Sino alla caduta dettata dai nuovi tempi segnati dalla tecnologia (che come sappiamo incide profondamente sulla società e sulle istituzioni).