lunedì 8 giugno 2015

Un italiano su quattro è colluso

Alle trascorse elezioni regionali e comunali circa il 50% degli aventi diritto non è andato a votare, nonostante la bella giornata.  Di questi, più del 25% ha dato la preferenza ai due partiti (Lega e M5S) che sono i raccoglitori della rabbia dei cittadini. Possiamo quindi dire che solo la metà della popolazione votante ha ancora fiducia nei partiti e che la maggioranza assoluta dei voti espressi indica un segnale di insoddisfazione, del quale i partiti dovrebbero tener presente. Una insoddisfazione generata dai ripetuti scandali e inchieste giudiziarie.
Sino agli anni '60 dello scorso secolo i movimenti politici indicavano, anzitutto, delle vie da intraprendere basate su giudizi di valore o disvalore (democrazia o comunismo, profitto o cooperazione, Europa o nazionalismi, etc.). La politica del fare buona amministrazione (case, sanità, lavoro, trasporti, etc.) si collocava entro una scelta di campo e di generalizzazioni di sfondo.
Oggi è subentrato il concetto vigente nei paesi occidentali: la politica risolve dei problemi attinenti a categorie, popolazioni, territori o rapporti internazionali; pertanto coloro che non sono interessati in quanto certi problemi non rientrano nei loro interessi collettivi più o meno grandi (accesso pensionistico o lavorativo, miglioramento della qualità della vita o dell'ambiente, etc.), non partecipano al voto.
Come detto l'astensione è diffusamente stimolata dai ripetuti casi di collusione dei politici con  il malaffare, quindi è subentrato il concetto che la politica è una cosa sporca. Se dal 50% di coloro che si recano a votare detraiamo i voti dati alla Lega e Cinquestelle (1/2) possiamo dire che sono elettori collusi con interessi politici: il cosiddetto voto di scambio (io do una cosa a te e tu ne dai una a me) oppure che a loro sta bene il politico corrotto in quanto essi stessi non rispettano quel principio di onestà che - secondo certe teorie - dovrebbe guidare le azioni umane.
Quel 12,50% di italiani che sono per la privacy, la tolleranza giustizialista, l'evasione contributiva, l'abusivismo, etc. Avendo qualcosa da nascondere nel loro armadio sono a loro volta tolleranti con i politici da cui traggono esempio. Appena un quarto della popolazione ma recandosi a votare (per i loro simili) diventano la maggioranza che guida il Paese e prefigura gli stereotipi di un gruppo sociale.