E' indubbio che nei recenti risultati elettorali dei 118 comuni Silvio Berlusconi e la Lega hanno perso voti ma, nonostante i trionfalismi della sinistra, anche i vincitori non sono poi tali. Anzitutto, secondo i dati elaborati da Roberto D'Alimonte dell'università Luiss, i due maggiori partiti italiani (il Pdl e il Pd) insieme arrivano appena al 45% dei voti degli elettori, quindi la maggioranza degli italiani (55%) è frantumata in varie liste, più o meno visibili, compresi i movimenti civici locali che sono in aumento. In proposito ricordiamo che la nascita della Lega fu possibile in quanto Umberto Bossi seppe riunire gli scontenti delle liste civiche del nord sotto un'unica bandiera.
Tra i visibili sconfitti dobbiamo annoverare l'Udc di Pier Ferdinando Casini che è rimasta al palo e Gianfranco Fini che ha ormai concluso la sua stagione, mentre a ben guardare il partito di Luigi Bersani ha vinto a piene mani a Torino e Bologna ma non a Milano e Napoli in quanto i neo-sindaci non sono del Pd ma di altre formazioni politiche. I neo-sindaci sono il valore aggiunto al Pd che ha permesso a Bersani di considerare i risultati come un successo del centro-sinistra ma che, in effetti, rappresentano l'ala estrema della sinistra, gli scontenti e l'anima del voto antipolitico nella miracolistica attesa di una svolta. Il Pd, prima o poi, volentieri o obtorto collo, dovrà fare i conti con Niki Vendola e Antonio Di Pietro: se questa può chiamarsi vittoria!
Beppe Grillo ha raccolto una buona manciata di voti che rischierà di perdere perchè il suo mestiere è quello del comico (dell'affabulatore per suscitare emozioni) e perchè gli elettori lo abbandoneranno quando si renderanno conto che esiste una forza consistente in grado di attuare l'alternativa; quindi dal voto di protesta dato a Grillo ci sarà il voto di speranza ....... Cosa per ora assai lontana perchè il Pd dovrà prima risolvere vari problemi: con gli alleati, i quarantenni, la rottamazione degli oligarchi, l'apertura alla nuova società liberale, ecc.
Casini farà finta di allearsi con la sinistra per alzare la posta nelle trattative con Berlusconi: a te la guida del partito di centro-destra, a me la poltrona di palazzo Chigi. Trattativa difficile poichè la poltrona è ambita anche dai leghisti che, in quanto ex secessionisti, non possono averla da Giorgio Napolitano per ragioni di opportunità politica e quindi ripiegano su Giulio Tremonti, un esterno alla Lega così come Giuliano Pisapia e Luigi De Magistris lo sono rispetto al Pd. Una conferma della sconfitta dei partiti: cercare all'esterno i candidati vincenti!
Nel frattempo che farà il cavaliere? Anzitutto una bella vittoria sulla fiducia governativa (incrementando regalie e personaggi cosiddetti responsabili), quindi arrivare alla fine della legislatura giostrandosi alla meglio, nella fiducia che i partiti non vogliono (la proclamano solo) la riforma elettorale e che i parlamentari non hanno nessuna intenzione di andare a casa. Le riforme possono anche attendere, anche in presenza di un improbabile governo di unità nazionale; tutti argomenti per far trastullare i politologi e perdere tempo in attesa di giorni migliori (elettoralmente)!
Domani: attualità politica
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