Tante, troppe volte abbiamo sentito dire da vari giornalisti che essi svolgono il loro lavoro senza condizionamenti di padrini o dell'editore. Qualche volta, invece, è capitato che un giornalista abbia lasciato il posto di lavoro perchè in contrasto con la linea editoriale del giornale o della radiotelevisione o che sia stato convinto da consistenti buonuscite o paterni consigli di trasmigrare in altro loco. Recentemente abbiamo avuto il caso di Michele Santoro, l'inventore di Annozero, la trasmissione Rai più seguita dal pubblico ma anche la più invisa da Silvio Berlusconi. Quando sembrava che si fosse sul punto di firmare un contratto fra Santoro e la rete televisiva La7, che si accredita come il terzo polo televisivo dopo la Rai e Mediaset, un comunicato aziendale de La7 ha annunciato la rottura delle trattative mentre Santoro ha accusato i vertici dell'azienda Telecom, proprietaria della rete La7, di sottostare a condizionamenti politici che non vorrebbero un suo passaggio al terzo polo televisivo.
il Fatto Quotidiano del 2 luglio, con titoli in prima pagina e la seconda e terza pagina dedicate all'argomento, ha fatto capire i risvolti della faccenda e di come si possano condizionare gli editori, in questo caso la Telecom. Anzitutto due corollari per inquadrare meglio certi giochi politici: all'annuncio del passaggio di Santoro a La7 il titolo azionario della società è salito di 20 punti (una performance straordinaria per la borsa valori) ed è sceso complessivamente di 5 punti nei due giorni seguenti alla rottura delle trattative: evidentemente il mercato e gli ascoltatori avevano gradito l'annunciato passaggio al terzo polo televisivo. Il governo (secondo corollario) diffonde la bozza di un provvedimento "ammazza Telecom" (come scritto da il Fatto Quotidiano) che ritira nel giro di 48 ore dopo la rinuncia di Santoro di andare su La7.
Vediamo allora, meglio, quello che il Fatto Quotidiano definisce come "ricatto del governo". Essendo la Telecom subentrata con la privatizzazione alla vecchia telefonia di Stato ha il monopolio della rete telefonica e, di converso, dell'accesso ad Internet. Con l'introduzione dell'auspicata banda larga di Internet (sino a 100 mega al secondo) il ministro per lo sviluppo economico, Paolo Romani creatore di Mediaset, il 29 giugno aveva diffuso un "piano di interesse nazionale per il diritto (di tutti) di accesso ad Internet" che, praticamente, sottraeva a Telecom il cavo telefonico prima obbligando l'azienda ad investire, per migliorare la struttura, e poi a mettere a disposizione del mercato la propria banda larga anche per un possibile esproprio da parte del ministero del tesoro (stanziamento previsto 47 miliardi di euro). Dall'aprire a tutti la propria banda larga si è passati alla seconda versione: i soldi per creare un'unica struttura nazionale di telecomunicazione arriveranno da finanziamenti pubblici a fondo perduto, con la rete nelle solide mani degli azionisti di Telecom. La dimostrazione di come dietro le testate televisive e della carta stampata si giocano partite e ricatti politici che nascondono enormi interessi privati.
Intanto Santoro sta prendendo accordi con una piccola emittente della Toscana e dintorni, Rtv38, per dare il via a Telesantoro.