mercoledì 26 febbraio 2014

L'era renziana

Da anni andiamo sostenendo che ci stiamo approssimando, anzi già siamo entrati ma non ce ne siamo accorti (vedasi le argomentazioni di Toddi), in una nuova era: una concatenazione di secoli a venire ove la tecnologia, i valori, i bisogni, gli stili di vita, le ideologie (politiche, religiose, economiche) saranno completamente diverse dal passato; così come è stata l'era industriale del Novecento rispetto ai precedenti secoli mercantili che fecero seguito alla società agricola (Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, istituto bibliografico Napoleone editore, Roma gennaio 1987).
Il nuovo presidente del Consiglio dei ministri Matteo Renzi è il politico che più incarna "il sentire" del nuovo che avanza e del vecchio che va rottamato. Nella presentazione al Senato del suo governo ha inaugurato un nuovo stile, non più paludato e formale ma disinvolto e (apparentemente) improvvisato. Anche l'annuncio che ogni settimana (impegni permettendo) andrà a visitare una scuola del Paese a dimostrazione del suo impegno nel diffondere la nuova cultura che avanza è un segnale di novità, non tanto per la visita ma per il messaggio che lascerà ai ragazzi. Lo stesso uso dei messaggini attraverso la tecnologia informatica (esaltato in tv nel corso delle primarie) lo pone sullo stesso piano dei giovani, e così via.
Carente di precisi programmi? Non direi, nel futuro i programmi sociali saranno suscettibili di modifiche a seconda delle situazioni del momento e concordati fra le parti; gli stessi partiti (anche se opporranno una strenua resistenza) saranno destinati ad essere sostituiti da "movimenti" (non alla Beppe Grillo, al quale va il merito di aver agitato le acque con la nascita di un movimento legato ai vecchi schemi di battaglia politica ma non consapevole della "nuova politica"); movimenti che saranno agglomerati di persone di differenti ideologie e rappresentanze sociali che si metteranno insieme per raggiungere uno scopo, massimo due, che una volta raggiunti si scioglieranno per aderire eventualmente ad un'altra aggregazione avente un ulteriore obiettivo. E così, di volta in volta, si risolveranno i problemi senza ricorrere alla mediazione della classe politica ma attraverso i referendum; i politici diverranno tecnici amministratori che armonizzeranno le istanze sociali al progresso tecnologico.
Sembrerebbe tutto facile ma Renzi è ottimista per natura: dovrà combattere ferocemente contro la palude dei burocrati, delle lobbies delle associazioni di categoria e delle varie congreghe che sinora hanno tratto vantaggio dalla vecchia politica; il pericolo maggiore per Renzi è che l'uomo è conservatore per natura e timoroso delle novità, la stessa opinione pubblica potrebbe non capirlo: quindi bene farà a lanciare nelle scuole i messaggi sul futuro.