martedì 7 dicembre 2010

A. D. M. C. M. T.

Nel dopoguerra i governi democristiani ebbero il beneplacido della Chiesa, dell'ambasciata americana e degli industriali, oltre alla favorevole situazione internazionale della guerra fredda tra Est ed Ovest. Bettino Craxi occupò palazzo Chigi con l'appoggio di Giulio Andreotti e Arnaldo Forlani, rinnovò il patto di conciliazione con il Vaticano (voluto da Benito Mussolini per chiudere la questione romana), si ingraziò una parte degli industriali e ottenne l'atteggiamento neutro degli Usa ma quando venne meno la neutralità americana (anche a seguito dei fatti di Sigonella), le inchieste dei magistrati milanesi e, soprattutto, l'attacco giornaliero delle reti Mediaset, seguito dai quotidiani legati al mondo bancario e industriale, Craxi fu costretto a gettare la spugna. Possiamo pertanto dire che non è sufficiente avere i consensi dell'opinione pubblica per governare, ci sono altri poteri che contribuiscono a fare o disfare alleanze e scalate.
Nel dopoguerra il direttore del giornale satirico Il merlo giallo, Guglielmo Giannini, fondò il partito dell'Uomo Qualunque che, in pochi anni con una campagna di moralità pubblica, raggiunse nelle votazioni elettorali la Democrazia Cristiana; di conseguenza spaventò gli industriali, la Chiesa e l'ambasciata americana svanendo come una bolla di sapone.
Lo stesso accadde al partito radicale di Marco Pannella, appena raggiunse il successo coi referendum e le battaglie parlamentari non ebbe più l'appoggio degli industriali democratici, dei cattolici, dei liberali e dei cosiddetti poteri forti. Neppure  Giannini e Pannella pur avendo un larghissimo seguito tra l'opinione pubblica e gli elettori riuscirono, anche nelle legislature ove avevano un forte e solido gruppo parlamentare, a varcare la soglia governativa. Per andare al governo non è sufficiente la forza elettorale ma il placet dei gruppi bancari, industriali, delle multinazionali, della Chiesa, degli Usa e altre confraternite e personaggi minori. Dipende anche dalla posizione di maggiore o minore crisi del Paese.
Oggi è di moda il totovoto su chi sarà il protagonista in caso di un governo di transizione senza Berlusconi, una cosa è certa:  il protagonista dovrà avere, in ogni caso, l'appoggio dei gruppi bancari ed economici europei da innestare su una manciata di voti parlamentari. Non conta la preferenza del popolo ma quella dei potentati. Dall'alchimia dei giochi politici-economici potrebbe spuntare uno dei seguenti nominativi: Giuliano AmatoMario DraghiLuca Cordero di MontezemoloMario Monti, Giulio Tremonti. Sempre che quel diavolaccio di Berlusconi ..........