giovedì 7 aprile 2011

La forma è sostanza

Ai tempi, ormai lontani, del mio percorso scolastico i precettori di turno (novelli Pangloss di Volteriana memoria) mi spiegavano che "la forma è sostanza": cioè che l'aspetto esteriore (morfologico o estetico) rispecchiasse il carattere e il modo di porsi del soggetto (persona o corrente culturale). Il mendicante, per essere tale e incrementare le offerte, deve presentarsi con abiti logori; il contadino, a paragone con il cittadino, è bruttino in quanto ha la pelle rovinata dal sole, le mani callose e così via. Il quadro del pittore espressionista, consistente in schizzi di colore, denota la nevrosi dell'autore in contrasto con la lucidità (magari sofferta) dei paesaggi e dei volti degli artisti del classicismo. Le mani del monsignore sono morbide e curate, così come quelle del pianista o dell'orologiaio, in contrasto con quelle del parroco di campagna o del manovale.
Anche l'atteggiamento (il modo di porsi) non può prescindere dall'aspetto o dal carattere del soggetto: il mendicante deve essere lamentoso, il contadino ignorante, l'artista alla moda libertino, il monsignore mellifluo mentre al parroco può scappare un vaffa, il pianista e l'orologiaio avranno toni di voce bassi in contrasto con l'espansione di fiato del muratore. E' lo stereotipo della cultura di massa.
Recentemente due parlamentari sono stati oggetto del lancio di monetine da parte di un gruppo (evidentemente organizzato) di cittadini che intendevano dimostrare il loro disprezzo verso i rappresentanti del popolo. Da quanto appreso dalle cronache i dimostranti avevano travalicato i paletti di ferro posti a venti metri di distanza dal Palazzo, transenne istallate recentemente per proteggere (mantenendo a debita distanza) la persona divenuta istituzione (il parlamentare) dalla plebaglia esacerbata (i cittadini elettori). Quei cittadini che con il voto scelgono il loro rappresentante, così come recita la Costituzione; infatti in democrazia gli eletti sono tali in quanto "rappresentano" gli elettori di riferimento, cioè l'ambiente geografico e culturale da cui provengono e col quale mantengono rapporti per "rappresentare" in Parlamento le aspirazioni dei concittadini che li hanno eletti. La legge elettorale vigente ha cancellato questo rapporto di rappresentanza togliendo le preferenze e attribuendo alle segreterie dei partiti (i soliti maneggioni) il potere di scegliere i personaggi (i più lecchini e fedeli alla casta) che dovrebbero rappresentare l'elettorato. Venendo meno questo rapporto di collegamento tra eletto ed elettore (ed ecco la sostanza divenuta forma) i paletti posti a venti metri dall'ingresso del palazzo sanciscono "la debita distanza" cui il popolo dovrebbe attenersi in seguito alla rottura del rapporto fiduciario.
L'esempio esposto è uno dei tanti sotto i nostri occhi. Anche in tema di frode fiscale il mutamento della forma si è adeguato alla sostanza del reato così come in fatto di Giustizia sta prendendo forma (attuazione) il fatto che non sia più applicato l'antiquato ordinamento giuridico (la sostanza) ma il principio della volontà della maggioranza popolare epressa dai media e dalle manifestazioni di piazza. Ma avremo modo di parlarne.