Sempre più ci si rende conto che la politica è un aggregato d'interessi senza più riferimenti a storie o valori, alcuni dicono il partito liquido, noi diciamo un movimento di aggregazione di interessi collettivi per il quale si trova l'accordo momentaneo tra esponenti di ideologie diverse (vedasi il caso di Beppe Grillo) in attesa di dar vita ad un'altra formazione politica tesa a risolvere un altro interesse (vedasi la Lista Civica). I consensi sui leader di partito non si cercano più nel partito di provenienza ma nella etereogenità dei cittadini, come nelle primarie.
Nel post del 27 gennaio, La politica del futuro, abbiamo tratteggiato una centralità senza bilanciamenti ma con molta deriva autoritaria nelle mani del premier di palazzo Chigi, nei giorni scorsi il politologo Alessandro Campi (Omnibus di domenica 8 scorso) e Silvio Berlusconi (dichiarazione televisiva e intervista a il Giornale) hanno confermato la nostra ipotesi.