giovedì 10 febbraio 2011

Riformare la giustizia

Il presidente del Consiglio dei Ministri, Silvio Berlusconi, denuncia in continuazione all'opinione pubblica che "è perseguitato dai magistrati" manifestando un evidente stato di timore per eventuali sentenze a lui sfavorevoli, eppure, come dichiara, è assolutamente estraneo ai fatti supposti dalle procure; è innocente!
Tralasciando le dichiarazioni di innocenza in quanto fanno parte di tutte le sceneggiate giudiziarie di qualsiasi imputato, reo o innocente, quello che preoccupa è il fatto che il capo del governo e quindi l'uomo politico con più poteri (propone persino il ministro della Giustizia) ha paura dei verdetti della Magistratura in quanto non li ritiene giusti poichè motivati da accanimento contro la sua persona; quindi implicitamente dice che le sentenze in Italia possono essere pilotate.
Se ha paura per una eventuale sentenza ingiusta il capo del governo (e quale capo) che può permettersi i migliori avvocati, cosa devono temere i normali cittadini di questo Paese?
Nei giorni scorsi  Striscia la notizia ha fatto rivedere il filmato ove il dirigente della Rai, Fabrizio Del Noce, ha tolto dalle mani di Valerio Staffelli il microfono per darglielo con veemenza in faccia. Orbene un giudice ha sentenziato che il colpo è stato accidentale in quanto Del Noce stava restituendo il microfono; mentre nel filmato si vede chiaramente l'atto volontario di colpire. La sentenza del giudice si è basata sulle dichiarazioni di due avventori del locale (evidentemente menzognere o testimoni non oculari) e non sul filmato (molto probabilmente non visto).
La disfunzione della Giustizia italiana è tutta qui, testimonianze false, documentazioni non esaminate o non accettate, nomina o trasferimento di magistrati  con verdetti in corso, scelta da parte del tribunale delle cause da esaminare lasciando indietro altre sino alla prescrizione, rinvii su rinvii delle udienze, credito a una pletora di testimoni (di parte) che ritardano l'accertamento a scapito delle carte da esaminare. Intervenire su queste poche cose già sarebbe una riforma in favore di chi chiede giustizia, non gravando oltretutto sul bilancio del ministero. Ma, forse, è la riforma che non si vuole in quanto lasciando le cose così come sono i suggerimenti dei superiori o da poteri fuori dal palazzo giudiziario si camuffano meglio con lo stato di disfunzione generale.