martedì 1 febbraio 2011

Scambio di poltrone

Il deputato europeo Matteo Salvini, della Lega, ha osservato ad Omnibus, la trasmissione mattutina de La7 tv, che un importante ed autorevole quotidiano nazionale come il Corriere della Sera lo scorso 28 gennaio ha dedicato le prime dodici pagine alle vicende personali di Silvio Berlusconi, impigliato nelle festicciole con le minorenni e di Gianfranco Fini  gabbato dal cognato per la casa di Montecarlo, come se in Italia e nel mondo non ci fossero notizie serie, importanti o preoccupanti da portare all'attenzione dei lettori fin dalle prime pagine del giornale.
Il fatto è che il Corsera (come viene chiamato dagli addetti ai lavori) è di proprietà della Rcs (l'ex Rizzoli) che, a sua volta, non è nelle mani di uno o più editori della carta stampata o della radiotelevisione privata ma di imprenditori assai noti in tutt'altri campi, dalle banche alle assicurazioni, dagli appalti alla manifattura, sia italiani che stranieri. Tra gli italiani più noti citiamo: Giovanni Bazoli della banca Intesa-San Paolo, Diego Della Valle calzaturiero, John Elkann della Fiat, Cesare Geronzi delle Assicurazioni Generali, Cesare Ligresti approdato all'Alitalia e Marco Tronchetti Provera della Pirelli e Mediobanca. Con l'arrivo di Ferruccio De Bortoli alla direzione del giornale milanese (dopo un passato svolto alla Confindustria) sono aumentate le prese di posizione contro Berlusconi e in genere anche contro le dirigenze degli altri politici. Ma anche la Confindustria da sei mesi a questa parte ha alzato il tiro contro il governo.
C'è chi ci vede un disegno strategico: sostituire Berlusconi con o senza consultazione elettorale, mettendo al centro della bilancia l'ancora indefinito Terzo Polo e il suo candidato a premier. Un uomo nuovo (o riciclato) da presentare come il salvatore della Patria, dopo aver convinto gli italiani che questa classe dirigente è da rottamare. Intenti onesti e legittimi, peccato che la proprietà del Corsera - tra italiani e stranieri - risponda a logiche affaristiche bancarie ed assicurative mondiali. E che, come qualche maligno insinua, nel trabocchetto teso a Ruby per colpire Berlusconi ci sia lo zampino di un servizio segreto straniero integralista pagato da multinazionali del petrolio.