venerdì 2 maggio 2014

Perchè votano Grillo?


Sono moltissimi gli osservatori politici, anche tra i più acuti, che ammettono di non capire i motivi che spingono milioni di italiani a deporre nell'urna elettorale la scelta per il Movimento 5 Stelle del comico Beppe Grillo.
Come è possibile, si chiedono, che un raggruppamento politico improvvisato e con rappresentanti scelti da un sondaggio non controllato e certificato basato su poche centinaia di consensi possa addirittura insediare il secondo posto di Silvio Berlusconi? Su quale filosofia si basa il fatto che i rappresentanti in parlamento del M5S non abbiano una pregressa militanza e dottrina politica? Qual è il programma del partito discusso e approvato in sede di dibattito interno al movimento? Il programma sembra più un neo-vangelo dettato dal proprietario del marchio elettorale Gian Roberto Casaleggio e gli adepti (eletti ed elettori) un'accozzaglia di istinti protestatari non guidati o repressi.
In effetti sul movimento si riversa l'ira di quella stragrande fascia di elettori che protestano "a prescindere", per motivi più che legittimi: mancanza di occupazione e quindi di futuro, ridotte possibilità economiche, vere o presunte ingiustizie patite (giudiziarie o fiscali), disservizi della pubblica amministrazione (scuola, posta, asl, certificazioni, ecc.), ladrocinio impunito ma conosciuto a livello locale e nazionale, arretratezza del Paese e della giustizia e così via. Tutti eventi non affiorati negli ultimi anni ma che si sono sviluppati in modo gigantesco fin dall'avvento della seconda repubblica e che erano nell'humus della prima (si pensi alla battaglia prima di Guglielmo Giannini e poi di Marco Pannella).
Il fatto è che, sociologicamente, la protesta contro le istituzioni è sempre esistita e che il parlamento rappresenta l'unica possibilità (in virtù delle votazioni) per esprimere in modo concreto (oltre alle manifestazioni di piazza che lasciano il tempo che trovano) la dissidenza del popolo: prima ci si astiene dal voto e se nulla cambia si vota per protesta il primo venuto considerato antipolitico. Ricordate la messe di voti che, in altri tempi, presero Cicciolina (Elena Anna Staller)  e il terrorista Toni Negri? Oppure le grandi preferenze prese, anche in epoca recente, da noti o presunti mafiosi così come da pregiudicati o inquisiti per i reati più vari?
E' in questa ottica che dobbiamo guardare al successo di Grillo (e in un certo qual modo al primo Berlusconi prima che si istituzionalizzasse): il voto di rabbia riversato sul personaggio che più rappresenta in quel momento (grazie all'amplificazione mediatica) l'antisistema!
Quindi anche il dissesto dell'economia contribuisce a far crescere l'astensionismo ed il voto di protesta; la ricetta da contrapporre potrebbe essere una politica sociale ugualitaria (che coinvolga il 70% dei cittadini con basso reddito) accompagnata da vere riforme sociali predicate da un guru ancora credibile (Matteo Renzi)?