Sono moltissimi gli osservatori politici, anche tra i più acuti, che ammettono di non capire i motivi che spingono milioni di italiani a deporre nell'urna elettorale la scelta per il Movimento 5 Stelle del comico Beppe Grillo.
Come è possibile, si chiedono, che un raggruppamento politico improvvisato e con rappresentanti scelti da un sondaggio non controllato e certificato basato su poche centinaia di consensi possa addirittura insediare il secondo posto di Silvio Berlusconi? Su quale filosofia si basa il fatto che i rappresentanti in parlamento del M5S non abbiano una pregressa militanza e dottrina politica? Qual è il programma del partito discusso e approvato in sede di dibattito interno al movimento? Il programma sembra più un neo-vangelo dettato dal proprietario del marchio elettorale Gian Roberto Casaleggio e gli adepti (eletti ed elettori) un'accozzaglia di istinti protestatari non guidati o repressi.
In effetti sul movimento si riversa l'ira di quella stragrande fascia di elettori che protestano "a prescindere", per motivi più che legittimi: mancanza di occupazione e quindi di futuro, ridotte possibilità economiche, vere o presunte ingiustizie patite (giudiziarie o fiscali), disservizi della pubblica amministrazione (scuola, posta, asl, certificazioni, ecc.), ladrocinio impunito ma conosciuto a livello locale e nazionale, arretratezza del Paese e della giustizia e così via. Tutti eventi non affiorati negli ultimi anni ma che si sono sviluppati in modo gigantesco fin dall'avvento della seconda repubblica e che erano nell'humus della prima (si pensi alla battaglia prima di Guglielmo Giannini e poi di Marco Pannella).
Il fatto è che, sociologicamente, la protesta contro le istituzioni è sempre esistita e che il parlamento rappresenta l'unica possibilità (in virtù delle votazioni) per esprimere in modo concreto (oltre alle manifestazioni di piazza che lasciano il tempo che trovano) la dissidenza del popolo: prima ci si astiene dal voto e se nulla cambia si vota per protesta il primo venuto considerato antipolitico. Ricordate la messe di voti che, in altri tempi, presero Cicciolina (Elena Anna Staller) e il terrorista Toni Negri? Oppure le grandi preferenze prese, anche in epoca recente, da noti o presunti mafiosi così come da pregiudicati o inquisiti per i reati più vari?
E' in questa ottica che dobbiamo guardare al successo di Grillo (e in un certo qual modo al primo Berlusconi prima che si istituzionalizzasse): il voto di rabbia riversato sul personaggio che più rappresenta in quel momento (grazie all'amplificazione mediatica) l'antisistema!
Quindi anche il dissesto dell'economia contribuisce a far crescere l'astensionismo ed il voto di protesta; la ricetta da contrapporre potrebbe essere una politica sociale ugualitaria (che coinvolga il 70% dei cittadini con basso reddito) accompagnata da vere riforme sociali predicate da un guru ancora credibile (Matteo Renzi)?
In effetti sul movimento si riversa l'ira di quella stragrande fascia di elettori che protestano "a prescindere", per motivi più che legittimi: mancanza di occupazione e quindi di futuro, ridotte possibilità economiche, vere o presunte ingiustizie patite (giudiziarie o fiscali), disservizi della pubblica amministrazione (scuola, posta, asl, certificazioni, ecc.), ladrocinio impunito ma conosciuto a livello locale e nazionale, arretratezza del Paese e della giustizia e così via. Tutti eventi non affiorati negli ultimi anni ma che si sono sviluppati in modo gigantesco fin dall'avvento della seconda repubblica e che erano nell'humus della prima (si pensi alla battaglia prima di Guglielmo Giannini e poi di Marco Pannella).
Il fatto è che, sociologicamente, la protesta contro le istituzioni è sempre esistita e che il parlamento rappresenta l'unica possibilità (in virtù delle votazioni) per esprimere in modo concreto (oltre alle manifestazioni di piazza che lasciano il tempo che trovano) la dissidenza del popolo: prima ci si astiene dal voto e se nulla cambia si vota per protesta il primo venuto considerato antipolitico. Ricordate la messe di voti che, in altri tempi, presero Cicciolina (Elena Anna Staller) e il terrorista Toni Negri? Oppure le grandi preferenze prese, anche in epoca recente, da noti o presunti mafiosi così come da pregiudicati o inquisiti per i reati più vari?
E' in questa ottica che dobbiamo guardare al successo di Grillo (e in un certo qual modo al primo Berlusconi prima che si istituzionalizzasse): il voto di rabbia riversato sul personaggio che più rappresenta in quel momento (grazie all'amplificazione mediatica) l'antisistema!
Quindi anche il dissesto dell'economia contribuisce a far crescere l'astensionismo ed il voto di protesta; la ricetta da contrapporre potrebbe essere una politica sociale ugualitaria (che coinvolga il 70% dei cittadini con basso reddito) accompagnata da vere riforme sociali predicate da un guru ancora credibile (Matteo Renzi)?