"Anche tra i pesci, come fra i cristiani, ci sono più baccalà che pescicani", recita un sonetto di Carlo Alberto
Salustri meglio conosciuto come il poeta satirico romanesco Trilussa (Roma 26/10/1871-21/12/1950). Forse è la migliore sintesi per definire la base della cosiddetta opinione pubblica (con buona pace di Walter Lippmann il teorico americano di Come si forma l'opinione pubblica, editore Franco Angeli 2006, secondo il quale l'opinione pubblica è l'opinione della maggioranza come sostenuto in Public Opinion).
Alla nascita e nei primi mesi o anni di vita non conosciamo l'alfabeto, il significato della vita o dare un valore alle cose; crescendo apprendiamo (per imitazione) dai genitori e poi dai maestri (per ripetizione) i fondamenti della conoscenza. Successivamente ci formiamo un'opinione ricavandola da quanto detto in famiglia, a scuola, dagli amici, dalla lettura di libri e giornali, dalla tv, etc. Un'opinione sorta in base a quanto appreso, ove l'informazione pervenuta dalla persona o cosa ritenuta (a giudizio del soggetto e per svariati motivi) più autorevole sopravanza le altre.
Con il tempo l'opinione del singolo soggetto (che altro non è che l'opinione, seppure parzialmente aggiustata, dell'autorevole referente) viene a contatto con l'opinione cosiddetta pubblica (di un aggregato umano), che si è formata con le stesse modalità del soggetto in esame. Quando una pluralità di persone converge verso un'unico argomento prevale l'opinione del più influente, che è ripetuta dai suoi fans acriticamente e accettata dalla maggioranza del gruppo per inerzia o mancanza di abitudine al ragionamento critico. Mentre tutti proclamano di avere delle "loro idee" in verità è raro trovare argomentazioni diverse da quelle enunciate dai soggetti "autorevoli". Neppure in alcuni riveriti docenti a volte troviamo un autonomo pensiero critico: spesso le loro dichiarazioni altro non sono che il frutto di memoria e fruttuose (quanto encomiabili) letture di testi altrui. In proposito - ricaviamo da Individuo e Società, ed. Giunti Barbera 1984 - "è inevitabile che nella complessa realtà in cui viviamo il singolo non possa contare di accertare, di prima mano, i fatti essenziali relativi alla maggior parte degli oggetti. Egli deve dipendere essenzialmente da quanto gli dicono gli esperti. Per i bambini gli esperti sono soprattutto i genitori, per gli studenti gli insegnanti e gli autori dei libri preferiti [...] per lo scienziato altri scienziati specializzati." Analoghe affermazioni sono attribuite anche a John Kenneth Galbraith.
Mettendo a confronto numerose ricerche svolte negli Stati Uniti con la formula elaborata, sin dal 1948, all'università internazionale Pro Deo (ora Luiss) in seno ai corsi sulla demodoxalogia, possiamo convenire con Michele Del Vescovo (Principi di Doxologia) e Kurt Lewin (il padre della psicologia sociale) che "l'opinione è una funzione dell'Ambito Culturale, dell'Educazione e del Carattere del soggetto, e - a loro volta - Ambito Culturale, Educazione e Carattere sono una funzione dell'Ambiente biotipico (interno) e sociale (esterno)", per cui la forza di suggestione che coinvolge un gruppo di persone (definite in pubblico o folla) "aumenta in progressione geometrica" in base al numero dei soggetti (o presenti in quel momento o classificabili in un determinato pubblico oggettivo-soggettivo-virtuale) "più gli impulsi di vivacità". Ove per impulsi di vivacità intendiamo l'autorevolezza e l'incisività della fonte (personaggio, testo, tv, ecc.) e la ripetizione della frase e/o del fatto (racconto, pubblicità, memorizzazione, ecc.).
Concludendo, stante la pigrizia umana nell'accettare tutto ciò che è stereotipo, abbinata al timore verso le novità, le idee passano dall'una all'altra persona acquistando il valore di "verità" in base al numero delle persone che vi credono: più persone ripeteranno una frase, riferita a un fatto o personaggio, e altrettante saranno indotte a crederci, creando così la cosiddetta opinione pubblica (che in effetti non esiste). Cioè l'opinione di un determinato pubblico di fronte a certi fatti d'attualità connessi ai problemi della vita sociale.
L'abilità dei pescecani consiste nell'attirare l'attenzione dei baccalà su fatti o argomenti d'attualità presentandoli in modo distorto o esagerato ma gradevole alla mente del pubblico che vi si immedesimerà in modo acritico ma partecipativo. Nei prossimi giorni torneremo in argomento per approfondire il tema dal punto di vista demodoxalogico e su come contrastare tale tendenza attraverso Internet e la cultura critica, al contrario della cultura mnemonica da sempre impartita nella scuola. (1 - continua)
L'abilità dei pescecani consiste nell'attirare l'attenzione dei baccalà su fatti o argomenti d'attualità presentandoli in modo distorto o esagerato ma gradevole alla mente del pubblico che vi si immedesimerà in modo acritico ma partecipativo. Nei prossimi giorni torneremo in argomento per approfondire il tema dal punto di vista demodoxalogico e su come contrastare tale tendenza attraverso Internet e la cultura critica, al contrario della cultura mnemonica da sempre impartita nella scuola. (1 - continua)