Da oggi, a Ostia Lido (Roma) il circolo fotografico "L'altro Scatto" ha allestito una mostra fotografica sul tema "Racconti di Luce", che rimarrà aperta sino al 30 aprile, presso la biblioteca comunale in via Adolfo Cozza n.7, con apertura dalle ore 18,30 alle 21,30. Esporranno: V. Agabiti, F. Antonacci, G. Ferramola, F. Galeota, P. Lodi, F. Marzano, M. Rocchetta, P. Rizzo, A. Sabatini, P. Schifano, M. Trombi.
Nella trasmissione Omnibus de LA7 tv, dell'11 aprile scorso, Franco Bechis vicedirettore del quotidiano Libero ha detto che, dopo aver visto i sondaggi riservati elaborati per TGCom, "non mi fiderò più" dei risultati in quanto inattendibili metodologicamente. E' quanto da anni sostengono anche i demodoxaloghi, i sondaggi campionari hanno una loro attendibile approssimazione se effettuati su grandi numeri e, in ogni caso, rispecchiano l'opinione di quel momento di una moltitudine umana indifferenziata (opinione sociale secondo la definizione di Mascia Ferri) ma non dell'opinione pubblica (complesso di idee, sentimenti e pulsioni che spinge "un gruppo" ad agire identicamente di fronte a certi fatti d'attualità connessi ai problemi della vita sociale).
La Lega di Umberto Bossi ha proposto la dislocazione dell'Esercito su base regionale (come in Svizzera) per rendere l'organizzazione più efficiente in caso di calamità nazionali. Sin qui potremmo anche essere d'accordo, anzi vorremmo un esercito riconvertito per intervenire nei casi di calamità e non in presunte missioni di pace che servono solo a far fare carriera a qualche ufficiale-burocrate, con aggravio del bilancio dello stato. Ma il fatto è che i leghisti sognano tanti eserciti regionali: ciascuno alle direttive del governatore della regione. Una proposta coerente e lineare con la politica leghista: le ronde cittadine sottoposte al sindaco, l'esercito regionale al governatore, la magistratura sottoposta alle decisioni del popolo (e per esso i rappresentanti politici), e via di questo passo verso quell'agognata autonomia che altro non è che il ritorno a tanti principati con tanto di armati e magistratura politica, come ai tempi di manzoniana memoria.
Nella trasmissione Omnibus de LA7 tv, dell'11 aprile scorso, Franco Bechis vicedirettore del quotidiano Libero ha detto che, dopo aver visto i sondaggi riservati elaborati per TGCom, "non mi fiderò più" dei risultati in quanto inattendibili metodologicamente. E' quanto da anni sostengono anche i demodoxaloghi, i sondaggi campionari hanno una loro attendibile approssimazione se effettuati su grandi numeri e, in ogni caso, rispecchiano l'opinione di quel momento di una moltitudine umana indifferenziata (opinione sociale secondo la definizione di Mascia Ferri) ma non dell'opinione pubblica (complesso di idee, sentimenti e pulsioni che spinge "un gruppo" ad agire identicamente di fronte a certi fatti d'attualità connessi ai problemi della vita sociale).
La Lega di Umberto Bossi ha proposto la dislocazione dell'Esercito su base regionale (come in Svizzera) per rendere l'organizzazione più efficiente in caso di calamità nazionali. Sin qui potremmo anche essere d'accordo, anzi vorremmo un esercito riconvertito per intervenire nei casi di calamità e non in presunte missioni di pace che servono solo a far fare carriera a qualche ufficiale-burocrate, con aggravio del bilancio dello stato. Ma il fatto è che i leghisti sognano tanti eserciti regionali: ciascuno alle direttive del governatore della regione. Una proposta coerente e lineare con la politica leghista: le ronde cittadine sottoposte al sindaco, l'esercito regionale al governatore, la magistratura sottoposta alle decisioni del popolo (e per esso i rappresentanti politici), e via di questo passo verso quell'agognata autonomia che altro non è che il ritorno a tanti principati con tanto di armati e magistratura politica, come ai tempi di manzoniana memoria.