sabato 22 ottobre 2011

Apparenza e realtà


Con la fine del dittatore libico si è confermata una svolta nelle relazioni internazionali. Se, per ipotesi, si scoprisse che in uno stato africano, o in altra parte del mondo, ci fossero degli enormi giacimenti di risorse naturali necessarie ai paesi industrializzati basterebbe proclamare che quello stato non è retto da una democrazia, quindi finanziare, addestrare ed armare dei contestatori locali (tanto si trovano sempre) ed infine bombardare i punti strategici per agevolare l'insurrezione dei rivoltosi. Tutto con il beneplacido del consesso internazionale, ma tale nuova visione degli interessi degli stati più forti potrebbe, un giorno, trovarsi di fronte ad una potenza più agguerrita di tutti che potrebbe intervenire a sostegno della sua religione di stato o etnia non sufficientemente valorizzata, a suo dire, nel paese ospitante.
La manifestazione di sabato 15 a Roma ha fatto la fine che tutti conosciamo, ben poche persone (o nessuno) ricorda i motivi per cui era stata indetta ma tutti ricordano i danni causati dai black bloc. I teppisti disturbatori hanno così raggiunto il loro scopo: far dimenticare le ragioni di una manifestazione di popolo contro la finanza mondiale e dare l'appiglio a quanti ritengono che la piazza è eversiva e quindi i cortei vadano vietati. Il che equivale a dire: non disturbate i veri poteri, cioè il governo e le banche.
C'è uno statista che ha detto di essere l'imprenditore più bravo di tutti però è conosciuto come uno che va a puttane. C'è un politico intellingentissimo, dicono i suoi fans, però nello scegliere un candidato, alla carica di governatore della Banca d'Italia, si basa sul luogo di nascita e non sul merito e la professionalità, inoltre rivolge gestacci e parolacce ad amici e nemici. E' un nuovo modo di far politica o è una cattiva politica?
(l'aforisma di Pitigrilli è tratto dal "Dizionario antibballistico", Sonsogno editrice, Milano 1953)