Al governo servono soldi, la manovra finanziaria approvata non è sufficiente: ecco allora rispuntatare l'idea di far pagare nuovamente l'Ici (imposta comunale sugli immobili) anche sulla prima casa. Quella casa che il normale cittadino si è fatto con una vita di sacrifici e tante cambiali con le banche. Ma, per la ragion di stato se servono risorse economiche per pagare gli stipendi, i vitalizi e i benefit ai politici (dai parlamentari ai consiglieri comunali) si è sempre tosato il popolo. Avendo ormai ridotto all'osso gli introiti (dal salario del dipendente ai profitti del commerciante) non è rimasta che l'abitazione quale reddito virtuale da rispolverare attraverso l'Ici. In nome dei sacrifici che tutti dobbiamo sopportare per la ragion di stato.
Però, se non sbaglio, ici ed iva per gli edifici considerati storici (castelli, ville, ecc.) hanno un trattamento di favore e così i palazzi di quelle congreghe religiose o politiche (conventi, appartamenti, alberghi, uffici, sedi di organizzazioni che svolgono "attività politica, religiosa, sociale e culturale") anche se nell'immobile sono ubicate agenzie di viaggio, librerie, circoli ricreativi, residenze in affitto, ecc; tutte attività "commerciali" che, oltretutto, fanno concorrenza sleale (non pagando le imposte) al mondo produttivo regolare.
Che dire poi di quelle vere e proprie ville, con tanto di piscina dichiarata abbeveratoio per i cavalli, considerate casolari di campagna in quanto fuori dalla cerchia urbana e suburbana? Non sarebbe più equo e solidale rivedere i benefici economici degli immobili esentati o favoriti prima di ritornare all'imposta sulla prima (ed unica) casa?
Mi piacerebbe sapere il parere dei lettori.