martedì 18 ottobre 2011

Black Bloc

Negli anni settanta, al convegno promosso a Roma dall'European Youth Press Federation, sostenemmo la tesi che "non esisteva una crisi della gioventù ma una gioventù nella società in crisi". Fu un periodo di parecchie contestazioni da parte di giovani imbevuti di ideologie estremiste (ma veritiere) e di dissertazioni filosofiche come quella di Marshall McLuhan. Contestazioni, anche violente, sia in Europa che in Usa. Ogni rivolta di piazza trova sempre dei finanziatori e degli organizzatori che vi trovano il loro rendiconto. Ai governi offrono l'alibi per scaricare sui facinorosi  le difficoltà della politica e distrarre i cittadini dalle vere inadempienze politiche, per la finanza ed i monopoli industriali l'occasione per invocare regimi più restrittivi, per qualche politicante l'occasione per mettersi in mostra ed iniziare una brillante carriera, ecc. Anche molti organizzatori affabulatori, distintisi negli slogan di piazza, hanno fatto una bella carriera da intellettuali passando dalla parte del nemico, cioè al servizio dei poteri forti.
I malumori sono ricorrenti e così le contestazioni, ma quando alle provocazioni culturali giovanili si aggiungono reali motivi di malessere cittadino, causati dalle ristrettezze economiche (precari e disoccupati), dall'insufficiente aiuto dello Stato (scuole, sanità, e così via), dall'impunibilità e sfrontatezza di corrotti e corruttori, la rivolta può sfociare in vere e proprie lotte di classe che non si fermano con le forze di polizia ma con una politica equa e solidale.
Una volta le guerre erano fra le varie signorie, poi fra gli stati, quindi tra gruppi di stati contro altri gruppi. Con la seconda guerra mondiale abbiamo conosciuto la guerriglia partigiana, con le successive guerre (o missioni di pace) i kamikaze. Indignati, black bloc, buoni e cattivi, sono tutti aspetti della stessa medaglia: sintomi di una società in crisi che non si cura con le chiacchiere.
Un fenomeno che si innesta nella globalizzazione, quindi destinato a crescere. Purtroppo in modo violento con lo scontro tra generazioni entro le cerchie urbane, poichè calamiterà gli scontenti, i delusi, gli arrabbiati (magari per motivi amorosi); tutte quelle persone che covano il desiderio di esprimere la loro violenza (giustificata dalle ideologie) a risarcimento di quanto patito. Per questo motivo è un movimento invisibile e pericoloso che i soliti finanziatori ed organizzatori aspettano al varco per farne  strumento dei loro interessi.
Secondo lo scrittore del Novecento Pitigrilli se due auto si scontrano e i guidatori vengono a diverbio o alle mani ci sono sempre dei passanti che, non avendo visto nulla, prendono posizione per l'uno o l'altro così come una qualsiasi persona arrabbiata, per motivi suoi, si sfoga dando un'ombrellata in testa ad uno dei contendenti.