Le biblioteche conservano la ricchezza più grande dei popoli: la cultura globalmente intesa. Sono luoghi di ricerca, di mistero, di elevazione spirituale, di silenzio, di pace, di incontri. Sorgenti da cui l’uomo, per il suo desiderio continuo di conoscenza, vorrebbe attingere il più possibile per avvicinarsi all’infinito, che resta però sempre irraggiungibile, come un asintoto. Tanto è impossibile avere la presunzione di leggere tutto ciò che è stato scritto e pubblicato nel mondo, quanto inammissibile, di contro, trascurarlo completamente. Ciascuno dunque, tenendo conto delle proprie preferenze, percorsi individuali, selezioni cosa leggere, purché legga! Il che può essere favorito e attuato senz’altro in quel luogo accessibile a chiunque che è la biblioteca pubblica, aperta a tutti, per formarsi, informarsi, studiare; in essa sono a disposizione, per chi lo desidera ed è spinto da buona volontà, opere contenenti idee, riflessioni, pensieri, su cui si regge e cammina l’umanità.
Una problematica che spesso viene riscontrata a scuola è come suscitare il piacere della lettura negli allievi, circondati e attratti, si sa, dalle più facili e disparate distrazioni basate su input . La passione per il libro (cartaceo) dal punto di vista fisico e contenutistico, che si può scegliere, incondizionatamente, potrebbe insorgere proprio attraversando scaffali a vista per scovare nomi di autori o titoli, inizialmente su assegnazione, suggerimento degli insegnanti; a quel punto la curiosità potrebbe estendersi ad altri vicini che attirano l’attenzione per il colore, la voluminosità, l’antichità, o per la recensione sulla quarta di copertina. L’ingresso nel “granaio” del sapere potrebbe pertanto rappresentare un metodo di avvicinamento e di iniziazione alla lettura per i giovani. Fatta la scoperta, è formidabile il senso di libertà che si prova nel poter entrare in contatto con personaggi vivi o scomparsi che hanno lasciato la loro testimonianza fruibile per un miglioramento della società o per una messa in discussione di concezioni, teorie, sistemi di pensiero, scienze.
In biblioteca, generalmente, presenze cortesi e ben disposte orientano l’utente nelle sue ricerche, lo indirizzano verso i cataloghi cartacei, oggi anche online, spiegandogli come procedere, impartendo nozioni basilari di classificazione – uno dei più diffusi è il sistema decimale del grandioso Dewey –, informandolo sui servizi di prestito interno ed interbibliotecario, rispondendo a curiosità, quesiti, osservazioni. Il bibliotecario infatti non solo è colui che prende i libri e li ricolloca al loro posto, come ritiene l’opinio communis, ma anche un tecnico colto che deve saper gestire ed organizzare, sin dall’acquisto, il materiale librario, i periodici, con competenza nelle tecniche di catalogazione, di classificazione, in legislazione dei beni culturali, in altre discipline afferenti, a seconda della biblioteca in cui opera. Per questo il bibliotecario dovrà seguire dei percorsi di studio specifici e specializzanti, da rinfrescare frequentemente (soprattutto a livello informatico).
Un modello europeo di biblioteca pubblica che si distingue per funzionamento e management, grazie anche a politiche economiche mirate, è la British Library, che il nostro Antonio Panizzi, assieme ad altri valenti librarians inglesi, tanto ha contribuito a rendere immensa, maestosa, imperante, in breve a farla crescere. Qui convivono beatamente la preziosissima mole cartacea con ormai la diffusa digitalizzazione dei testi. Nei magazzini, file chilometriche di libri di qualunque genere, pregiati volumi accuratamente rilegati, pile di manoscritti consultabili da ogni cittadino, collocati su mastodontiche scaffalature tecnologiche, fanno della British una biblioteca aperta e a portata di mano per ognuno.
Tornando all’importanza della teca, essa è da considerare luogo di incontro non solo con scrittori, protagonisti, racconti e storie su carta, che comunicano sensazioni, emozioni filtrate dalla lettura, ma anche di socializzazione con persone reali. Altro che tana isolata! A tal proposito, è qui opportuno richiamare l’attenzione su come possa essere, tra l’altro, sapientemente declinata la cultura conservata negli scrigni contenenti tesori umani, che vanno solo che valorizzati e sostenuti con politiche idonee, volte al benessere generale dell’uomo. Un po’ com’è avvenuto, tanto per riportare un esempio, nelle sale monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia in un indimenticabile evento dell’estate scorsa: una serata di tango argentino ha intinto di energia nuova la sublime arte in ogni forma espressa. L’antica Libreria Sansoviniana, lussuosa, magnificente, per una notte si è trasformata in sala da ballo, di napoleonica memoria, proponendo uno scenario sognante, magico, legato alla realtà per il leggero strisciare dei tacchi tangheri sui lucidissimi marmi levigati e per il ritmo musicale coinvolgente e conturbante.
Sulla scia passionale per ciò che ha il potere di nobilitare lo spirito, una riflessione: le biblioteche pubbliche, di cui il nostro Paese può vantare un cospicuo numero sul territorio nazionale, in questo momento arrancano per la sopravvivenza, e invece sono un patrimonio da accrescere, tutelare, proteggere perché conservano e tramandano appunto la cultura, di cui l’uomo ha quanto mai bisogno di nutrirsi, per allontanare e cercare di estirpare la diffusa ignoranza, madre della superbia, dello squilibrio e della discordia (scritto da Antonella Tennenini).