Le vicende del direttore generale dell'Inps, un burocrate presente nei consigli d'amministrazione di molti enti pubblici e privati, accusato di mancato controllo o distrazioni a favore di soggetti che doveva controllare, hanno portato alla luce un sistema ben consolidato all'interno dell'istituto: quello della inesigibilità dei crediti.
L'Inps, per recuperare le somme dovute dalla aziende per mancati versamenti contributivi è costretta a percorrere le vie legali che, come noto, hanno tempi lunghi; tanto lunghi che decadono per prescrizione o si perdono nei vari gradi di giudizio. Sono centinaia di milioni che vengono a mancare alla cassa dell'istituto, una vera e propria evasione fiscale resa possibile da una classe di boiardi che si tramanda il potere da decenni, in sintonia con le aziende inadempienti.
Due sono i motivi di codesta situazione: la prassi di comitati provinciali e regionali di controllo composti da sindacalisti e politici (con la scusa che l'Inps amministra il denaro dei cittadini) che tutto fanno eccetto che controllare oltre ad una ramificazione di funzionari che ostacolano i cambiamenti rispondendo più alle logiche delle aziende amiche che del sano andamento dell'istituto.
All'Inps ci vorrebbe un commissario capace di sbaraccare il potere di stampo massonico rinnovando i dirigenti attraverso la meritocrazia e il respingimento delle pressioni amiche da parte di aziende che normalmente finanziano la politica e degli amici di cordata.