martedì 8 settembre 2015

Gli insegnamenti della storia


Il 4 novembre del 1942 l'Ottava Armata britannica sfondò il fronte di El Alamein costringendo l'esercito italiano a ritirarsi dall'Africa per barricarsi in Sicilia da dove fu cacciato il 18 agosto dalla valanga di ferro e fuoco degli anglo-americani. In pochi mesi l'esercito invasore (quello che oggi si chiama l'alleato) giunse a Cassino ove fu fermato dalla divisione corazzata Hermann Goring. L'esercito italiano sino al marzo del 1944, quando si attestò sui monti del cassinese, contrastò metro per metro gli invasori per poi cedere di fronte allo sbarco degli anglo-americani ad Anzio.
Nei quasi due anni che trascorsero dall'eroismo di El Alamein alla conquista di Roma ero solito leggere su Il Messaggero (a otto anni la mia lettura era il quotidiano della capitale) titoli in prima pagina di questo tenore: "Ingenti perdite del nemico sbarcato in Sicilia", "Abbattuti i bombardieri dopo una vittoriosa battaglia nei cieli", "Le truppe invasori perdono a Salerno uomini e mezzi", "Vittoriosa azione dei nostri militari sul Garigliano", "Ci stiamo organizzando per ricacciare in mare i nemici", e così via. Il fatto è che di vittoria in vittoria (stando al giornale) il 4 giugno i cosiddetti (da allora in poi, prima erano i tedeschi) "alleati" entrarono a Roma. 
Dopo settant'anni leggo che, dalla Libia alla Siria, i regimi democratici riconosciuti dai paesi dell'Europa contrastano con alterne vittorie, i miliziani dell'Isis che hanno annunciato di voler piantare la loro bandiera a piazza san Pietro a Roma. Un califfato semisconosciuto che in meno di due anni ha conquistato terre ed adepti; le storie, l'epoca e la geopolitica sono diverse ma il percorso ricalca le guerre del passato, con una aggiunta che può paragonarsi a Garibaldi, Che Guevara e gli altri eroi nazionali: l'aspirazione dei combattenti di avere un loro stato, una nazione, una patria. Combattere per una meta che è un valore profondamente sentito. Una cosuccia da non trascurare!