lunedì 31 gennaio 2011

Rivoluzione

Alcuni seguaci del Protestantesimo quando si trovano in difficoltà aprono a caso le pagine della Bibbia e risolvono il quesito cercato. Io, che non credo nelle ideologie (religiose o politiche), non volendo avere chiarimenti metafisici mi rivolgo ai paradossi degli scrittori; il collage sopra è tratto dal libro di Pitigrilli Dizionario Antiballistico, Sonsogno editrice, Milano 1953.
Me ne sono servito nei giorni scorsi perché mi sfuggiva un filo logico di comprensione dei recenti avvenimenti italiani e mediterranei. Il popolo dopo essere sceso in piazza in modo violento in Grecia ha contagiato anche  l'Algeria, la Tunisia, l'Egitto e l'Albania (con fermenti anche in Turchia), le rivoluzioni non sono una malattia e non si trasmettono tramite virus biologici ma attraverso quel virus più pericoloso che sono le idee e l'imitazione. La speranza di migliori condizioni di vita, politiche ed esistenziali, spinge sempre qualcuno a reclamare i diritti innanzi alla corte del ras di turno, il resto avviene quando la saturazione del regime è all'apice e la speranza del cambiamento pure. A queste due concause possiamo aggiungere una considerazione di Pitigrilli: durante una lite in strada si formano dei capannelli di persone che patteggiano per l'una o l'altra parte sino a quando un passante, ignorando lui stesso il motivo del gesto, prende ad ombrellate uno dei contendenti sfogando così, sul primo malcapitato, la rabbia repressa per le ingiustizie patite. E' il comportamento di quella impropriamente detta opinione pubblica ma che altro non è che la folla di Gustave Le Bon.
Come mai proprio ora, tutti insieme, tutti sulle sponde del Mediterraneo e proprio i paesi cosiddetti "democratici" (evidentemente rispetto ad altri paesi vicini, è tutta una questione di relatività) e filo-occidentali  o filo-americani? Dietro ogni rivoluzione c'è un ideologo, un finanziatore e un comandante; chi ce l'ha con il mondo occidentale o i paesi che si accostano ad esso?
L'organizzazione di WikiLeaks, che ha sciorinato migliaia di documenti riservati  che hanno messo in cattiva luce solo l'amministrazione americana e i suoi alleati, non potrebbe sussistere senza importanti collegamenti finanziari e infiltrazioni appoggiate dall'interno dell'amministrazione statale Usa. A chi, quindi, giova l'attacco di WikiLeaks?
Silvio Berlusconi è sotto tiro come non mai ma è la democrazia parlamentare a pagarne le conseguenze, con l'immobilità legislativa e governativa. E, quando il Parlamento ed il governo non rispondono alle attese del Paese e una terza forza (come oggi la Magistratura) scende in campo, basta un ulteriore scossone per far precipitare il paese in una profonda crisi economica e sociale. Cui prodest?
Noi siamo come i pesciolini nell'acquario e la storia è sempre quella: osanniamo il vincitore che ci ha preso in giro in attesa di cambiare il personaggio con il prossimo che racconterà la filastrocca con più enfasi.