lunedì 4 giugno 2012

Il caso Orlandi

Sul n. 22 del settimanale Oggi del 20 maggio scorso Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, ha dichiarato che la direttrice della scuola dove andava la sorella non voleva che le ragazze andassero a cantare nella contigua chiesa di Sant'Apollinare, dove fu poi sepolto il capo della banda della Magliana in una cripta riservata a pontefici e cardinali. Ha anche aggiunto che dieci giorni dopo la scomparsa di Emanuela papa Woitjla, all'Angelus, fu il primo a parlare di rapimento e pochi mesi dopo andò a casa Orlandi  per dire che era stato un atto di terrorismo internazionale. Il papa sapeva perché il Vaticano aveva una linea diretta coi rapitori, tenuta segretamente dal cardinale Casaroli. La ragazza è stata un'arma di ricatto nei confronti del papa, qualcosa in grado di far tremare le fondamenta del Vaticano: un segreto inconfessabile ove Agca è stato solo un paravento.
E' inutile, aggiungiamo noi, che Benedetto XVI si rammarichi per le illazioni dei mass-media (che fanno il loro dovere di indagine giornalistica): sino a quando il Vaticano non mostrerà le carte in suo possesso, smettendo di occultare o minimizzare i fatti, anche su questa vicenda cresceranno i bisbigli e le illazioni.