giovedì 31 luglio 2014

Senato e giustizia

- I paesi che hanno il Senato (cioè una seconda camera legislativa) sono tredici di cui solo cinque con i componenti scelti dai cittadini mediante elezioni. Gli altri paesi hanno un Senato di nominati: dal re o dal primo ministro, dal partito o altra istituzione; in ogni caso personaggi scelti in base alla fedeltà a chi li propone. Se risaliamo alle origini di tale prassi vediamo che il Senato era quella istituzione creata per consolidare il potere dei governanti (monarchie o dittature). La nomina della manciata di senatori da parte del presidente della repubblica, così come prevede la nostra Costituzione, è il residuo di quanto rimasto delle prerogative che appartenevano al re: ogni riforma ha nelle sue pieghe qualcosa di vecchio perché anche i riformisti soggiacciono al mito del passato. Del resto ogni novità incontra sempre difficoltà nell'essere accettata. 
 
- Anche il ministero della Giustizia (cioè l'amministrazione della giustizia) ha origini nella necessità di consolidare il potere dei governanti (re, principi, prelati, ecc.) legittimando le loro azioni (anche le più illegali) attraverso una corte di nominati ossequienti alle imposizioni. Tuttora la Magistratura (il complesso dell'apparato giudiziario) è un organo dello stato gestito da un ministro, cioè dal governo. Il che la dice lunga sull'indipendenza del pubblico ministero e del giudice, nonché sull'impossibilità dell'imparzialità anche perché il magistrato è un umano e come tale soggetto a compiere errori o fidarsi dei consigli provenienti dalla propria congregazione.  Tuttora il ministro ha il potere di proporre al Capo dello stato la "grazia" per il condannato: il retaggio di una beffa quando l'inquisitore medioevale o dei paesi dittatoriali disponeva a suo piacimento dell'inquisito per raggiungere altri scopi: la delazione, l'espropriazione dei beni, la fedeltà, etc.  Anche l'ordinamento giudiziario dovrebbe essere riformato per adeguarlo alla nuova epoca storica  ma chi è al potere (qualsiasi esso sia) non si priverà mai della facoltà di gestire la grazia e la giustizia.