mercoledì 16 luglio 2014

Un'occasione persa

I politici si sono messi d'accordo sulla riforma del Senato: riduzione a cento componenti, sottrazione del potere di legislazione (sostituito da pareri) e di controllo dei bilanci dello Stato, più altri piccoli dettagli. In pratica codesti "senatori" cosa dovrebbero fare? Portare le istanze dei comuni e delle regioni. Perché, i colleghi del Parlamento non sono deputati a questo? Il "deputato" è sempre stato per dottrina e prassi il portavoce delle istanze della popolazione e del territorio che lo ha eletto. Quindi?
O il nuovo Senato è ancora un doppione della Camera e la riforma non servirà a nulla oppure si vuole sancire che i deputati non saranno più espressione dell'elettore (cioè i loro rappresentanti) ma fedeli servitori della partitocrazia che li ha messi in lista.
Tra l'altro i nuovi senatori saranno consiglieri regionali o comunali eletti nell'ambito territoriale e scelti in base a trattative politiche tra i partiti più rappresentativi, che poi (per salvare la faccia) verranno sottoposti ad una finta elezione. Col rischio, oltretutto, che i partiti si spartiranno i loro uomini da salvare dall'accanimento dei magistrati e della guardia di finanza mettendoli al sicuro al Senato.
Se questa è una riforma!
Non sarebbe stato meglio approfittare della riforma per togliere potere alle lobbies che corrompono partiti, gruppi parlamentari e deputati per favorire la parte associativa ed economica che rappresentano con leggi, articoli, interpretazioni, soppressioni, etc. modificative delle proposte di legge in corso di dibattito ed approvazione. Non c'è bisogno di una grande intelligenza per capire che i suggerimenti delle aziende, confederazioni, ordini professionali non mirano alla generalità (sempre da mediare) ma agli interessi di parte, sempre per guadagnare di più e avere meno controlli fiscali.
Un ridotto Senato, sempre con qualche rappresentante regionale (di fatto portatore anche delle istanze dei comuni della regione), avrebbe dovuto far emergere alla luce del sole le richieste del mondo economico e professionale prevedendo una paritaria rappresentanza degli organismi economici e professionali (confindustria, confagricoltura, banche, artigiani, sindacati, ecc.) più rappresentativi e con i bilanci economici e l'elenco degli appartenenti a disposizione del pubblico e compilato secondo un modello unico fornito dal ministero.
In questo modo si sarebbero potuti raggiungere due scopi: togliere il finanziamento illecito alla politica potendo le organizzazioni proporre direttamente in Senato i loro desiderata; stabilire un regolamento (previsto dalla Costituzione ma mai applicato) che disciplini le organizzazioni (di qualsiasi tipo, dalle politiche alle ricreative) interessate ad eleggersi a rappresentanza, attraverso norme giuridico-fiscali sottoposte a controllo.