Il nostro primo ministro Matteo Renzi è un simpatico quarantenne dotato di parlantina e fervida immaginazione, qualità che non bastano per passare indenni nei meandri della politica; il politico (almeno quello di lungo corso) deve avere una buona dose di cinismo: mollare gli amici al momento giusto, negare l'evidenza, non vedere e far finta di non aver sentito. Si potrebbe obiettare che il politico non cinico sia una persona onesta e coerente, d'accordo: ma sarà un politico di passaggio che, dopo un momento di gloria, passerà come uno dei tanti.
Avendo più di un decennio di esperienza come segretario particolare di più parlamentari ho visto che quelli che sono sempre rimasti sulla scia dei segretari nazionali di turno non erano tra i più votati ma tra coloro che, di volta in volta, aderivano a questa o quella corrente in vista dei ribaltoni oppure alle logge o rotary o ai comparaggi di merenda. I parlamentari seri (perché non duttili) spesse volte non venivano ricandidati e il loro posto veniva assegnato ai maneggioni di turno. In tutti i partiti, con maggiore o minore frequenza basata sulla lotta interna per il potere.
A dare una mano ai ribaltoni ha da sempre contribuito l'opinione pubblica - che si forma sulle informazioni pilotate dai mass-media (a loro volta collegati al potere economico che finanzia i politici di maggiore spicco) - e gli stessi elettori del parlamentare di riferimento. Il popolo è una strana bestia, è insaziabile: vuole sempre di più.
Renzi ha dato un bonus di 80 euro giudicato insufficiente e per giunta scremato da varie trattenute, ora ha promesso un altro bonus per i prossimi tre anni ad ogni nascita di un figlio; ha assicurato che farà aggiustare gli edifici scolastici, migliorare la viabilità e i trasporti, riformare la pubblica amministrazione, incentivare la ricerca, etc, etc. Calma Renzi, troppe cose; l'elettore è convinto di essere ancora in campagna elettorale poiché è abituato ad ottenere con tribolazione e distanza di tempo una cosa dopo l'altra. Tutto insieme lo porta a pensare che sia facile ottenere le cose e, siccome è ingordo, vorrà sempre di più. Ma quanto e fino a che punto il politico può promettere allungando nel tempo la realizzazione di ciò che ha promesso? Qualche leader di partito è caduto per molto meno.
Per mia esperienza posso dire che una volta che il parlamentare è riuscito ad esaudire la richiesta di un suo elettore costui si scatena (forse per megalomania di fronte ai compaesani) a presentare i desiderata dei suoi amici (spesse volte di impossibile realizzazione), se non ottiene ulteriori risposte positive (facendo quindi una figuraccia per aver promesso a vuoto) abbandona il parlamentare da cui aveva almeno ottenuto qualcosa per se. Il popolo è ingrato vuole sempre di più.
Il merito di Renzi è quello di scuotere l'opinione pubblica ventilando la possibilità di un rinnovamento epocale ma, come tutti i riformatori, non potrà cogliere i frutti dall'albero che ha piantato: tra i cinici si aggirano i maneggioni che, al momento giusto, si presenteranno alla ribalta con il cappello in mano a raccogliere i consensi degli elettori per le riforme fatte grazie all'attivismo parolaio non sapranno più di chi.
Infatti ogni riforma va prima inculcata attraverso la cultura, cioè fatta crescere nella mente dei cittadini e poi (quando la credono una loro richiesta) realizzata con una battaglia contro gli stereotipi e i poteri sociali.