mercoledì 1 dicembre 2010

Diplomazia internazionale

Nel post di ieri abbiamo detto che gli ambasciatori hanno poco o nulla da fare, sono i rappresentanti del loro paese presso la nazione che li ospita. Il compito dei rappresentanti è di chiacchierare con altri colleghi, con personaggi importanti e mantenere buone relazioni, al resto pensano i primi segretari, gli addetti stampa e militari, i funzionari commerciali, ecc. Nel complesso, il compito del personale d'ambasciata è quello di verificare la solvibilità delle aziende con le quali si hanno rapporti, seguire l'evoluzione politica ed economica, il grado di armamento, l'opinione pubblica e governativa nei riguardi del proprio paese e, non ultimo, creare una rete di amicizie nel mondo politico, militare, ecclesiatico, industriale, giornalistico e tra la manovalanza di comodo.
In questo quadro, esistono tuttora giornali quotidiani (di scarsa o nulla rilevanza per le esigue copie vendute) che si tengono in vita anche grazie ai contributi esteri, quale contropartita per essere il tramite di informazioni particolari. E, come accade in tutti i paesi e presso tutte le istituzioni più importanti, esiste il "mattinale", che non è il vento della mattina, ma un resoconto di quello che dicono i giornali con l'aggiunta di notizie riservate attinte o provenienti da fonti amiche e sicure. Avviene nelle ambasciate come a livello governativo. Ai tempi del governo di Aldo Moro ogni mattina dal ministero di Grazia e Giustizia partiva un mattinale in triplice copia: una per il capo dello Stato, una per il presidente del Consiglio dei Ministri e una per il ministro della giustizia.
Ma c'è modo e modo di comporre i mattinali. Anzitutto la professionalità degli estensori: giornalisti di provata esperienza, ufficiali delle FF.AA. con una lunga carriera nelle sedi diplomatiche, esperti di open source service e così via. Così come c'è una bella differenza nella nomina degli ambasciatori, nella vecchia Europa si arriva all'ambita nomina per gradi e dopo anni e anni di scrivania in varie sedi sparse nel mondo. Con un apposito corso di studi (da noi vige la laurea in Scienze Politiche) e un concorso per accedere al ministero degli Affari Esteri. Negli Stati Uniti d'America la nomina ad ambasciatore è conferita, come premio di maggioranza, a coloro che hanno sostanziosamente contribuito (con attività o denaro) alla riuscita del presidente degli Usa. Non occorrono particolari studi o conoscenze storico-geografiche, per cui potrebbe essere nominato anche un allevatore di mandrie o una persona incline alla polverina; tanto il vero lavoro lo faranno i funzionari che sono di carriera. Importante è salvare la facciata con impareggiabili  public relations, sino all'arrivo del pierino guastafeste.