Già ad agosto, quando la Bce inviò la lettera al governo italiano, il prof. Giacomo Vaciago docente all'Università Cattolica di Milano ipotizzò un governo Mario Monti sponsorizzato proprio dalla banca centrale della comunità europea. Un presidente del Consiglio imposto dai vertici finanziari e politici dell'Europa per attuare quanto indicato dalla Bce. Un presidente del Consiglio che, con molta probabilità, non era estraneo alla stesura della lettera-suggerimento inviata a Silvio Berlusconi. Quindi, chiudendo il cerchio, una manovra politica preparata da tempo e a tavolino che ha coinvolto Mario Draghi e Giorgio Napolitano. L'ultima carta da giocare per smuovere Berlusconi dalla guida del Paese ed attuare le necessarie riforme per la ripresa economica. A questo punto sorgono alcune domande:
- possibile che il ministro dell'economia Giulio Tremonti fosse all'oscuro degli scenari che si stavano sviluppando? Alcune sue fumosità sui provvedimenti, il contrasto con Berlusconi e la sua propensione alla globalità futuribile farebbero pensare il contrario.
- sin dal famoso dicembre del 2010 quando a Gianfranco Fini non riuscì la manovra del voto di sfiducia per scalzare Berlusconi (che conquistò l'appoggio dei "responsabili") le forze politiche all'opposizione ventilavano l'ipotesi di un governo tecnico, facendo circolare il nome di Luca Cordero di Montezemolo. Un diversivo per confondere le acque mentre già si apprestavano a chiamare Monti oppure la soluzione della Bce è stata concordata dopo la sconfitta parlamentare, per cacciare Berlusconi?
Nell'uno come nell'altro caso un intervento esterno, tramato nei salotti della finanza italiana e nelle stanze della Comunità europea: una manovra dei veri poteri forti, quelli che dettano le regole ai politici. Un esproprio della politica parlamentare! Ma anche un segnale di come sta cambiando la politica nell'era della globalizzazione post-industriale, non più parlamentari eletti dai singoli cittadini ma da corporazioni di interessi, più o meno legittimi, che tendono ad espandere sempre di più il proprio potere a danno delle corporazioni più piccole.
E' il ritorno, sotto nuove vesti, al centralismo dei re e degli imperi: la politica intesa come padronanza assoluta di territori, beni, risorse e legittimità di giudicare! Al giorno d'oggi: proprietà, finanza, informazione e giustizia.
Una tendenza che potrà essere modificata da un sussulto della natura, con le sue pandemie, terremoti e catastrofi varie, in grado di elaborare nuove visioni sociali. Dalla schiavitù siamo passati alla servitù e da questa alla nascita del ceto borghese e professionale. La tecnologia imporrà un nuovo uso del territorio, delle risorse e dei comportamenti, privilegiando coloro (stati e categorie) che arriveranno prima degli altri nell'applicazione.