martedì 24 aprile 2012

Come finanziare la politica

Il finanziamento pubblico ai partiti è necessario, si sostiene, per contrastare quei miliardari che potrebbero entrare in politica ed assicurare, quindi, trasparenza ed equità nella campagna elettorale. Implicitamente una tale asserzione dà ragione a coloro che sostengono il predominante peso della campagna elettorale e dei media per conquistare il voto degli elettori, più soldi si hanno più si può fare propaganda.
Ma perchè finanziare i partiti? Giuridicamente sono associazioni private come le bocciofile o i boy scout, dovremmo quindi finanziare anche loro? I partiti, si dice, svolgono una funzione politica che assume rilevanza istituzionale come mediatori tra lo Stato e i cittadini, quindi una rappresentanza sociale. Ma anche le associazioni dei consumatori o dei donatori di sangue, per fare due esempi, hanno una importante valenza sociale. 
Se è corretto finanziare la politica è sbagliato finanziare i partiti. Il primo motivo è che tale finanziamento è un incentivo a crearne dei nuovi, magari minuscoli o con un solo rappresentante. Il secondo motivo è che ne beneficerebbero solo i vertici del partito, e così via. Invece, una volta formatisi i gruppi parlamentari alla Camera e al Senato (che hanno il requisito minimo di almeno dieci componenti) il finanziamento dovrebbe andare ai gruppi (quello misto compreso) in proporzione al numero dei parlamentari che ne faranno parte, per il funzionamento del gruppo stesso (consulenze tecniche, convegni, ufficio stampa, ecc.). In questo modo si alleggerirebbero le spese del Parlamento (che attualmente sostiene i gruppi parlamentari) legando il finanziamento alla volontà popolare che ha espresso la consistenza numerica dei gruppi parlamentari. 
I partiti, come ogni associazione riconosciuta o no, hanno però diritto a ricevere sostentamento dai loro associati. Anzi per i partiti il contributo dovrebbe essere obbligatorio per sancire il diritto-dovere del cittadino a partecipare alla vita politica del Paese. Ricevere il 5x1.000 è sbagliato in quanto è una oblazione volontaria e non tutti sono favorevoli a finanziare la politica, meglio inserire anche i partiti tra le varie chiese destinatarie del contributo obbligatorio 8x1.000 (obbligatorio nel senso che tutti lo dovranno versare anche se non indicheranno i beneficiari).
Attualmente l'8x1.000 del contribuente che non ha specificato la destinazione viene ripartito tra lo Stato e la Chiesa cattolica, l'uno come tassa aggiuntiva sotto mentite spoglie l'altra come finanziamento ad un ente (per giunta legalmente straniero) che sostiene di sostituirsi allo Stato italiano nelle opere di crescita culturale (scuole a pagamento) e negli scopi sociali (ospedali, volontariato, ecc.). Cosa ci sarebbe di sbagliato se accanto a Chiesa e Stato ci fosse il finanziamento pubblico obbligatorio ai partiti presenti in Parlamento al momento della dichiarazione dei redditi (quindi anno per anno)? La funzione sociale dei partiti non è inferiore a quella delle varie religioni.
Purchè i partiti  e i gruppi parlamentari certifichino il tutto con trasparenza e pubblicamente.

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