giovedì 26 aprile 2012

Manovre politiche

I sondaggi elettorali, tra astenuti, indecisi e schede bianche o con insulti danno più del 50% degli italiani mentre la fiducia nei partiti è ulteriormente scesa dal 4 al 2%. L'unico che raccoglie consensi nelle piazze e nei sondaggi è  Beppe Grillo, che - dato il particolare momento sociale - ha tutte le carte nelle sue mani: non è un politico e quindi risponde alle attese della gente che vuole facce nuove perchè si sente presa in giro dai soliti politici professionisti; è un comico abbastanza conosciuto per le sue polemiche con il potere e, pertanto, non nuovo alla critica della casta; ha una facilità di gestione ed argomentazione istrionica che lo rende accettabile e strategico. Un'altro che potrebbe avere un gran successo se si buttasse in politica è Roberto Benigni.
Sul versante dei partiti  le cariatidi che da anni siedono nel Parlamento hanno annusato puzza di bruciato e, nel timore di perdere la poltrona, si sono fatti paladini del "rinnovamento". Massimo D'Alema e Gianfranco Fini, due esponenti di partito con oltre vent'anni di cariche istituzionali e dirigenziali, vanno rilasciando interviste a tv e giornali per perorare le grandi riforme: quelle che non hanno fatto sinora. Pier Ferdinando Casini ha azzerato la dirigenza dell'Udc per annunciare "il partito della Nazione": una nuova ammucchiata politica aperta a destra e sinistra con qualche nome nuovo (per dare rispettabilità alla lista) in un mare di riciclati e di avvinghiati allo scanno parlamentare (o ai suoi benefici?). L'ex segretario di Silvio Berlusconi, ed ex ministro della giustizia, Angelino Alfano ha informato il popolo della libertà e gli italiani tutti che, dopo il risultato delle amministrative di maggio, daranno vita ad un nuovo movimento politico rivoluzionario, cioè sganciato dalle ideologie, dai partiti tradizionali, dal finanziamento pubblico, ecc., ecc. Un partito fondato sui circoli, come in Usa.
Dopo quello che gli italiani hanno appreso sulla disinvoltura nell'amministrare le casse dei partiti sono rimasti in pochi nel Parlamento a sostenere ancora la sovvenzione pubblica ai partiti e tutti si vogliono rifare una verginità chiedendo modifiche al meccanismo, da approvare a babbo morto insieme alla riforma elettorale. La verità è che nessuno vuole cambiare il sistema elettorale in quanto l'attuale è l'unico che dà una buona garanzia di rielezione (attingendo al listone nazionale) degli uscenti anche in presenza di bocciatura nei collegi. E' la voracità della politica che richiede sempre più denaro per conquistare i consensi elettorali ed assicurarsi una buona rendita di posizione in caso di trombatura.
Ma la storia ci insegna che le riforme non le fa mai chi è al potere (qual è quel re che auspica la repubblica? Qual è quel partito che dimezza spese ed eletti? Qual è quel banchiere che mette un cappio agli istituti bancari?). I mutamenti avvengono dopo disastri, guerre, rivolte, tragedie sociali, ecologiche o economiche e sono sempre guidati da una figura nuova di leader carismatico (Mosè, Cristo, Robespierre, Garibaldi, Lenin, Gandhi, De Gaulle, Nasser, Kennedy, ecc.) che non sempre riesce nell'intento, specie a lungo termine.

Domani: ambiente e neuroscienza, le nuove frontiere.