mercoledì 9 maggio 2012

Tecnici e cattedratici

Fin dalla scuola media e poi nelle superiori ho avuto una grande ammirazione per alcuni insegnanti: per il modo di esporre gli argomenti e per le nozioni impartite al di fuori dei testi e, forse, dei programmi scolastici. All'università rimasi affascinato per la magniloquenza del linguaggio e dei concetti trasfusi da illustri cattedratici. Con il cambio della facoltà ed il passare degli anni accademici (premesso che mi riferisco all'area umanistica) venne meno la fiducia verso coloro che erano deputati all'insegnamento universitario: da quei personaggi che dal quadrato di legno denominato cattedra, assimilabile all'ex quadrato della televisione tradizionale oggi sostituito dal tablet, si ripetevano - nel corso degli anni - sempre le stesse argomentazioni, spesso frutto di una giovanile ricerca elevata ad imperituro fondamento o alla sintesi di pubblicazioni di autori nazionali e internazionali. Anzi, di fronte alle novità prospettate dai giovani ricercatori la risposta dei cattedratici spesso è stata: chi sostiene ciò? Se avallate da un collega, magari istrione, le argomentazioni venivano accettate, se opera del giovane respinte. Da qui le motivazioni per l'inflazione di pubblicazioni di soliti studi, fritti e rifritti, su testi consolidati nell'ambiente cattedratico. Eppure dallo scatolone di legno della cattedra sino al recipiente tv lo strumento d'informazione e conoscenza è cambiato per adeguarsi al movimentuum dei tempi; se per Marshall McLuhan la forma dà sostanza ai concetti comunicativi, la scenografia migliora la comprensione dei testi dello spettacolo. Per moltissimi docenti, invece, la teatralità (se la usano) e le argomentazioni rimangono sempre le stesse, come se non si accorgessero di quanto avviene intorno a loro. Per fortuna ci sono le eccezioni!
Con l'avvento del governo di Mario Monti gli italiani hanno tirato un sospiro di fiducia: perbacco, tutti quei professori, molti dei quali con prestigiose lauree conseguite all'estero, avrebbero indicato mete, programmi e tempi per superare la crisi del Paese. Sappiamo che non si ottiene facilmente e in pochi anni il risanamento dei conti e la ripresa economica ma, in sei mesi, ci aspettavamo almeno l'indicazione dei traguardi ed il percorso da compiere! Invece il governo dei professori sembra navigare a vista e chiedere l'aiuto proprio a quei partiti che avendo fallito sono stati, di fatto, commissariati dall'Unione Europea e dal Presidente della Repubblica. Professori in compagnia del fior fiore di burocrati che dovrebbero ben conoscere i meccanismi e i risvolti della conduzione dei dicasteri ma che, in pratica, si applicano a mettere le toppe dove non incontrano resistenze sociali.
L'ultimo provvedimento governativo mi è incomprensibile: agevolare il rientro in Italia dei cervelli giovanili fuggiti nelle università estere per acquisire un prestigioso titolo di studio. E' come certificare che le università italiane non sono all'altezza di quelle estere, confermando allora il mio assunto iniziale! Ma chi sono questi giovani che sono andati a studiare all'estero? Evidentemente figli di famiglie che possono permettersi il pagamento della retta universitaria e l'affitto di un appartamentino: studenti che, per il loro status sociale, non accetterebbero di alloggiare in una stanza con altri quattro colleghi o mangiare alla mensa. Sarebbero questi i cervelli che si vorrebbero far rientrare? Pare proprio di si, in quanto la maggioranza è figlia di noti parlamentari e imprenditori: le caste al potere che si perpetuano per cooptazione. Giovani cervelli certificati tali così come le "bolle papali" nominavano alle cariche religiose o amministrative i rampolli degli ecclesiastici, mentre migliaia di giovani rimasti in Italia si adattano con un panino e una stanza in comune con altri a percorrere gli studi spinti dal desiderio di apprendere, scoprire, inventare. In una parola gli autentici cervelli di cui il nostro Paese ha bisogno.
A meno che tra le lauree conseguite all'estero (e per definizione prestigiose) non si intendano anche quella comprata al figlio di Umberto Bossi o di istituzioni similari, che sono tante (anche in Italia). Dopo le lauree in Scienza della Comunicazione in base al curriculum del candidato, qualche esame e una tesina, sfornate con un decreto del governo di Silvio Berlusconi ed elargite a deputati, giornalisti, funzionari ministeriali e militari ora abbiamo le "prestigiose" lauree conseguite all'estero: a Malta, in Albania, ecc.
Stante così le cose sorge un legittimo dubbio: dove hanno conseguito le loro lauree i professori e i tecnocrati ministeriali che ci governano, a Tirana?

Domani: demodoxaloghi della Sidd