Lo scorso venerdì 8 l'on. Guido Crosetto, già sottosegretario nel precedente governo, ha detto nella trasmissione Omnibus de la7tv che nel primo mese della nomina un ministro conta zero, nel secondo mese 0,1 e così via. Cioè il vero potere è nelle mani dei dirigenti ministeriali inamovibili e contrari ad ogni innovazione che sono il freno allo sviluppo del Paese. Coloro che ci seguono da tempo sanno che, anche per esperienza diretta fatta per poco più di un anno nella segreteria di un sottosegretario, abbiamo sempre sostenuto che sono i vertici amministrativi dello Stato a governare il Paese e non i ministri, che sono di passaggio.
Il presidente del Senato Renato Schifani e l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi (due ex Dc), la scorsa settimana, hanno preso le distanze dai rispettivi partiti di appartenenza, PdL e Pd. Il riposizionamento dei due politici va inquadrato nei giochi per l'elezione del prossimo presidente della Repubblica, che scadrà nel 2013. Per antica consuetudine al Quirinale vige l'alternanza (destra/centrosinistra) e, salvo eccezioni (Carlo Azeglio Ciampi) una lunga permanenza nelle cariche parlamentari; oltre ad un discreto numero di amici nei vari schieramenti. Cadute le speranze di accedervi per Massimo D'Alema, Gianfranco Fini e Silvio Berlusconi, stante la situazione come è oggi ma che potrebbe cambiare in itinere, le possibilità di riuscita sono per Prodi, Schifani e Monti, ponendo come teorema (stando ai sondaggi) il dimezzamento dei parlamentari di Berlusconi ed i grillini al secondo posto. Il Pd sarà il partito più forte che potrebbe presentare il suo candidato, dopo qualche nome (magari femminile) d'assaggio, ma avrebbe bisogno di un consistente appoggio da altre formazioni politiche. L'appoggio dei grillini sarebbe un rospo difficile da inghiottire, le trattative Pd-PdL si incentrerebbero tra uno scambio Quirinale/palazzo Chigi su dei nomi svincolati dalla rigidità della politica partitica. A meno che la situazione economica sia talmente peggiorata che per ottenere la benevolenza dell'Unione europea si debba insediare al Colle Mario Monti.