Il post di ieri "Dall'uomo all'immagine" ha evidenziato come i giornali, nel tempo, hanno contribuito in modo rilevante a determinare il comportamento prima dei lettori e poi della rimanente popolazione, attraverso la formazione di un'opinione pubblica, facendo, in sostanza, quello che si definisce come Storia. Una storia dei popoli e delle nazioni che dall'eroe singolo omerico è passata al contributo collettivo delle cosiddette folle, con le varie rivoluzioni più o meno indolori. Con l'avvento della televisione i "massmedia hanno sostituito la presenza umana sul luogo degli eventi" per cui "l'uomo da protagonista è diventato strumento dell'immagine di se stesso" vista empaticamente in tv. L'immedesimazione nell'evento. Pertanto non comunichiamo più direttamente con gli altri ma "attraverso gli strumenti del comunicare".
Essendo pertanto mutate le modalità che creano opinione pubblica (una volta statica in quanto derivante dalla lettura e oggi dinamica per il veloce scorrere delle immagini) i tradizionali campionamenti hanno fatto il loro tempo. I demodoxaloghi della Sidd da oltre vent'anni hanno proposto la metodologia della in.de.: non più indagare su campioni scelti da un universo ma sull'immagine creata dai mass-media, "quale espressione di strumenti destinati a formare - formando - l'opinione pubblica."
Una proposta presentata ufficialmente nel 1989 (in atti Riunione della Sips) ma non capita, per interesse o immaturità dagli accademici che l'avrebbero dovuta perfezionare e far loro, nonostante il successivo suggerimento sulla rivista dell'istituto Luigi Sturzo, diretta da Michele Marotta, Sociologia annoXXVII nn.1-3 del 1993, nell'articolo Presupposti psicosociali all'inchiesta demodossalogica.