domenica 28 ottobre 2012

Alle urne, subito!

La nebbia si sta diradando prima del previsto, vi hanno contribuito le elezioni regionali in Sicilia, Silvio Berlusconi e Pier Ferdinando Casini. In Sicilia ha vinto il caos, il cavaliere nel giro di ventiquattro ore e dopo la batosta giudiziaria della condanna ha minacciato di togliere la fiducia a Mario Monti se non scenderà a patti sulla riforma della giustizia e del fisco; il leader dell'Udc (visti i sondaggi) si è defilato definitivamente dalla ipotizzata alleanza con il Pdl.
Già viviamo in un clima di campagna elettorale, ogni giorno c'è qualche sindacato o manipolo di lavoratori che scende in piazza contro il governo, il Pd cavalca la protesta annunciando che non ci sarà un Monti bis, Casini elogia il governo ma chiede modifiche sostanziali, la stessa Confindustria sostiene che si potrebbe fare di più. Non c'è più un partito disposto a sostenere il governo a spada tratta in parlamento, ci sono solo sparute frange di parlamentari del Pd e del Pdl, oltre all'Udc. Galvanizzato dal successo siciliano Beppe Grillo anima le piazze contro il governo, altrettanto fanno la Lega ed i gruppuscoli di sinistra. Berlusconi, ancora non si sa se con un nuovo partito o con i resti del Pdl, agita la mannaia sul capo di Monti. E' una situazione insostenibile, non solo dal punto di vista mediatico o parlamentare ma - e soprattutto - sul versante economico: in questo stato di confusione generale, con l'agenda Monti ancora non completata, come reagiranno i mercati internazionali? Sappiamo, per esperienza, che non si investe là dove le regole non sono chiare ed i governi con una solida base elettorale. Se lo spread tornasse a risalire sapremmo a chi imputare il ritornato rischio del baratro.
Possiamo sopportare per quattro o sei mesi una tale situazione in attesa della chiamata alle urne per il rinnovo del parlamento? Evidentemente no, meglio quindi - per il bene del Paese - anticipare le elezioni, come già detto venerdì scorso nel post Politica allo sbando. Se Monti si dimettesse, ben difficilmente i partiti in parlamento troverebbero l'accordo per un successore politico e dovrebbero nuovamente ricorrere ad un tecnico; tanto vale quindi anticipare la chiamata alle urne. I partiti si troverebbero spiazzati, in lotta fra loro e in seno alle loro formazioni politiche, lontani dai sentimenti della popolazione che sono più vicini a Monti e assai distanti dai leaders tradizionali che fin qui hanno fatto politica (per non dire mangiato sulla di politica).
Il prossimo premier di governo dovrà essere - volenti o nolenti - gradito dai mercati e dai governi internazionali e proseguire nell'azione intrapresa dal governo Monti (magari con qualche piccola correzione). Qualcuno l'ha capito e un centinaio di "bella gente" ha dato vita, per ora come intenzione ciascuno reputandosi federmaresciallo, a un programma politico di appoggio e prosecuzione dell'attuale premier. Un centinaio di gatti con qualche nome noto, dall'industriale allo scrittore, dal sindacalista al chirichetto, persino qualche esponente dell'attuale governo. Da soli non raccolgono un voto ma insieme e con l'appoggio della Chiesa potrebbero andare a pescare tra quei quindici milioni di italiani, potenzialmente di destra, che oggi si dichiarano a favore dell'astensione o di Grillo. Un movimento politico che potrebbe inglobare l'Udc e un terzo dei rappresentanti del Pdl pronti a lasciare Berlusconi. Una forza politica nuova appoggiata dai mass-media, dagli imprenditori e dalla finanza; con nomi illustri che farebbero passare in secondo piano i politici riciclati e un programma che, nell'immaginario dell'elettore, riversa su Monti una fiducia pari a quella attribuita al proprio santo. Ma soprattutto un partito con un centinaio di facce nuove, e si spera pulite!

Rimandata a martedì  "La crescita esponenziale"