lunedì 1 ottobre 2012

Reclutare insegnanti

Da qualche settimana è partito il nuovo anno scolastico con tanta incertezza per chi la scuola – con riferimento qui in particolare a quella pubblica statale - deve farla, gli insegnanti. I veri maestri sono pochi, ed incontrarli nel corso della vita è una fortuna. Ma quali sono i criteri perché un maestro possa essere valutato davvero come bravo e meritevole di formare altre persone? Quesito annoso e da sempre iper-discettato. Veniamo dunque al reclutamento dei docenti. L'argomento è molto difficile, dati i cambiamenti continui nei quali non sempre è facile barcamenarsi e reperire informativa chiara, trasparente ed esaustiva nell’immediato.
Facciamo un po’ di cronistoria. Dopo le tradizionali procedure che prevedevano il superamento di concorsi pubblici ordinari o riservati (rivolti a chi aveva già prestato servizio) per essere abilitati e aspirare al ruolo, a seguito di una buona collocazione in graduatoria,  all’inizio del Duemila viene istituita, a numero chiuso, la Ssis - Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario – definitivamente sospesa nel 2008. Per accedervi erano previste prove d’accesso e un percorso di due anni tra corsi universitari e tirocinio in classe. Ad ora, dopo quattro anni, il nuovo sistema abilitativo prevede la frequentazione di un anno di tirocinio formativo presso un istituto scolastico, sulla base della disponibilità di posti vacanti, e al contempo di corsi universitari. Soffermiamo l’attenzione su quanto sta accadendo oggi. Il presupposto per poter insegnare, quindi, è l’abilitazione. Nel mese di luglio sono state espletate le prove di accesso al tirocinio formativo attivo (TFA), unico canale per tutti i non abilitati, dunque sia per i freschi laureati, che per insegnanti a tutti gli effetti da più anni collocati in graduatorie d’istituto – perché quest’ultimi dovrebbero ripetere l’anno di tirocinio? Svolgere un tirocinio in classe per entrare a contatto con gli studenti, con la didattica e con la burocrazia, è indispensabile e raccomandabile non solo per conoscere il mondo della scuola, ma anche per comprendere se la strada intrapresa e prescelta è confacente alla realtà delle aspettative. Ma perché farlo quando si è già laureati e a fior di euro? Sì, poiché, quest’anno, la sola partecipazione al test di pre-selezione per il TFA costava dai 100 ai 130 euro a seconda dell’Ateneo scelto e a classe di concorso – ad es. un laureato in lettere classiche poteva optare per ben 4 classi -, e a seguire prova scritta e, poi, orale, infine accesso al tirocinio, da rendere gratuitamente in una scuola statale, con frequenza contemporanea di corsi universitari, il cui costo varia dai 2500 ai 3000 euro, in base all’Ateneo scelto. Ora, i più dei candidati aspiranti non solo non effettuano lavori pregressi, ma in più devono anche sborsare - o meglio farle sborsare dalla famiglia… - esose cifre per seguire un percorso che non termina certo col tirocinio, solo abilitante, ma che prevede anche il superamento di un concorso pubblico per entrare in ruolo e coronare finalmente un sogno? Resta il punto di domanda perché, strada facendo, le carte possono essere nuovamente rimescolate… Oltretutto è pubblicato in G.U. del 25 settembre 2012 il bando di concorso per il reclutamento di insegnanti già abilitati o laureati di vecchio ordinamento entro determinate annate accademiche, e in corso di approvazione un bando per tirocini formativi attivi speciali, ossia riservati a chi ha già insegnato senza abilitazione. Raccapezzarsi in questo mare magnum informativo non è cosa da poco!
Va da sé che il primo requisito che deve possedere un insegnante è la preparazione, ossia deve conoscere esattamente ciò che dovrà trasmettere; dunque la prima verifica attiene indubbiamente al merito, cui fanno seguito attitudini, passione e capacità di stabilire buone relazioni umane. Tutto ciò, ribadisco, si può tranquillamente valutare in itinere, già durante gli anni di studio accademici, e, una volta conseguito il titolo, dopo un esame di abilitazione, sostenere un concorso pubblico. L’insegnamento non può essere certo concepito come un lavoro di ripiego, ma anzi come una sorta di missione visto che si hanno in mano le redini formative di generazioni, le quali, a loro volta,  dovranno contribuire al funzionamento della società di appartenenza. Pertanto è fondamentale formare una classe preparata, competente, entusiasta e propositiva di insegnanti pronti a svolgere al meglio la loro professione dando uno spazio primario alla didattica e alla cultura. (scritto da Antonella Tennenini)