giovedì 8 gennaio 2015

Di tolleranza in tolleranza

Lo scorso 16 dicembre nel riportare l'intervento svolto al convegno dell'Associazione nazionale sociologi sostenemmo che per essere al passo con la socializzazione inculcata dalla tv, insieme a ciò che è desiderabile, tendiamo ad eludere dalle norme divenendo, di conseguenza, "tolleranti con se stessi e gli altri [..] giungendo alla richiesta dell'aggiornamento dei codici".  Il discusso comma del 3% inserito dal governo in un decreto attuativo che favorirebbe gli evasori ne è la conferma. Trattasi dell'abolizione del reato penale (e quindi del carcere) agli evasori che frodano il fisco per un importo non superiore al 3% di quanto sottratto allo stato, mutandolo in una semplice sanzione amministrativa.       
Il codicillo è stato presentato all'opinione pubblica come una norma per  favorire  il decongestionamento  degli uffici giudiziari e, nel contempo, fare cassa. Risultato: chi dovrebbe versare sulla base di un imponibile (fatturato) di un miliardo di euro potrà evadere sino a 90 milioni di euro sicuro di non andare in carcere (se lo scopriranno). Il rischio della sanzione amministrativa (se scoperto) vale il gioco: 90 milioni non sono bruscolini. La norma, come al solito, favorisce i grandi evasori, vedi Silvio Berlusconi condannato proprio per evasione fiscale.
E' uno stimolo a farla franca: tra inefficienza della tributaria, qualche bustarella e prescrizioni varie qual è quell'affarista che non è tentato a risparmiare il 3% del dovuto sicuro di non andare nelle patrie galere? Il cittadino o il piccolo commerciante non hanno un introito da un miliardo e neppure di un milione, su 100 mila euro di imponibile annuo (versamento accertato) ne risparmierebbero tremila, che andrebbero al commercialista. Senza alcun vantaggio per loro.