venerdì 9 gennaio 2015

La guerra per il colle

Tra un mese i parlamentari eleggeranno il nuovo Capo dello Stato, la guerra senza esclusioni di colpi è già iniziata. Ovviamente i parlamentari non conteranno nulla in quanto si limiteranno a eseguire gli ordini delle segreterie dei partiti salvo vendicarsi nel segreto dell'urna o aggregarsi a qualche congiura di palazzo ma, in sostanza,  i decisori (come la storia, quella non scritta, ci insegna) sono pochi: palazzo Chigi, il Vaticano, l'ambasciata Usa, la massoneria, qualche grande imprenditore  nostrano ed estero e banca. Qualcuno di questi enti in accordo tra loro, a danno di altri, e con il beneplacito di quella quindicina di politici che effettivamente contano e i servizi segreti formeranno la maggioranza che eleggerà il nuovo Capo dello Stato, autorevole, svincolato dai poteri forti e con una furbastra esperienza politica (cioè un bel paravento).
Matteo Renzi ha già ricevuto un avviso a stare tranquillo: qualcuno con accesso a palazzo Chigi e alla Difesa ha diffuso i segreti piani di volo delle sue vacanze (con famiglia) in Val d'Aosta, se vuole imporre il nome del suo candidato si dia una regolata.
Il presidente Oscar Luigi Scalfaro,  legittimamente nel libro paga dei servizi segreti, fu eletto dopo l'attacco della mafia allo stato; ma non fu l'unico (omnibus del 7 gennaio) ad essere scelto in momenti di crisi istituzionale e del paese così come non fu l'unico ad essere appoggiato dai servizi.
Con un piedino o un piedone i servizi segreti italiani, da sempre in armonia e copertura ai servizi Usa, sono entrati nelle nostre vicende politiche (vedasi l'assassinio di Aldo Moro) e in appoggio ai presidenti della commissione parlamentare di vigilanza sui servizi.
Scommettiamo che tra i candidati al momento opportuno uscirà un ex presidente (di sinistra) di detta commissione che, in questi ultimi anni, si è recato più volte in Usa a fare ammenda ed incontrare la finanza che conta?