lunedì 19 gennaio 2015

Libertà o integrazione?

 
 
Il dibattito internazionale che ha fatto seguito all'azione criminosa nei confronti del settimanale satirico francese Charlie può condensarsi in due alternative: difendere la libertà di pensiero, azione ed uguaglianza oppure accettare l'altrui concetto e prassi di cultura fondato sui principi della propria libertà. Due concezioni di libertà diverse, da una parte quella occidentale e dall'altra quella musulmana; ma sono effettivamente così distanti tra loro?
Per l'Occidente, ricco e dominatore (detentore del 10% di tutta la ricchezza del mondo), gli altri dovrebbero accettare gli stili di vita e cultura che i paesi occidentali professano; prescrizione ulteriormente restrittiva per quei popoli che intendessero trasmigrare negli stati di antica civiltà (cioè occidentali).
Sino al 1.500 esistevano sette grandi civiltà: l'occidentale, la musulmana, l'indiana, la cinese, l'inca, l'azteca e la russo-bizantina. Oggi stiamo andando verso una sola civiltà che da quella classica, fondata sulla schiavitù come strumento di espansione e controllo economico, è passata attraverso il cristianesimo, il sistema feudale, il capitalismo commerciale, la Rivoluzione francese e quella russa e, infine all'industrialismo nella versione statunitense (Lineamenti di sociologia dell'emigrazione, Ibn 1987). Attualmente possiamo dire di avere tre civiltà: l'occidentale, la cinese e la musulmana in fase di frantumazione e per questo con frange più violente: sono le minoranze che non accettano il cambiamento: gli integralisti che si contrappongono alla democratizzazione globalizzata.
La cultura occidentale ritiene di essere la depositaria della democrazia e della libertà e per questo vuole che le altre culture accettino la sua visione globalizzante "integrandosi", cioè abiurando in tutto o in parte la civiltà di origine e nascita. Il cosiddetto (sino a decine di anni fa) terzo mondo, composto da immigrati, musulmani, africani, orientali, ecc., può - dal suo punto di vista - ripudiare la sua civiltà per riconoscere, attraverso l'integrazione, la superiorità dell'occidente? 
Sia l'una che l'altra civiltà non sono perfette, la Rivoluzione francese non è ancora del tutto attuata per quanto concerne l'uguaglianza e la fratellanza così come i musulmani sono attaccati  a tradizioni che nell'odierna società globalizzata non hanno più senso. Col risultato che ogni fazione minoritaria, rispetto alla propria civiltà, considera l'altra civiltà come nemico da combattere e i moderati (gli altri) come terroristi.
Rispetto al passato la novità riguarda il mondo arabo in via di dissolvimento ove una parte guarda all'occidente, per loro opulento, come modello da imitare (vedasi le rivoluzioni arabe) e un'altra parte si arrocca sul passato e sulla priorità della religione di stato o dello stato che si fa religione (come ai tempi del nostro papa re). I ducetti locali che si ergono a califfi sono il sintomo del disssolvimento dell'unità etnica rappresentata da una civiltà che li univa.
Nello scontro di civiltà le immagini delle copertine dei libri ci dicono come ognuno si senta migliore dell'altro giungendo ad accusare come complici coloro che comprendono le ragioni degli altri (ambasciata d'Israele, febbraio 1973) o a divulgare la propria fede (sultanato dell'Oman, 1982 seconda edizione). Per Dora Drago Lopez Jordan, decana degli allievi della Pro Deo (1948) che hanno seguito i corsi di demodoxalogia, la Civiltà europea ha solide radici classiche, risalenti all'antica Grecia e romanità, rivisitate dal cristianesimo. Così come la Grecia molto deve alle precedenti culture egizie e mesopotamiche. La conferma che le civiltà nel tempo si integrano per tendere ad una sola, traendo da ognuna il meglio.
A patto che la Libertà si coniughi sempre con l'uguaglianza (cioè col rispetto reciproco).