mercoledì 3 novembre 2010

Grazie, Berlusconi.

Sono molti i personaggi, maschili e femminili, che la mattina, appena alzati, dopo aver rivolto un pensierino al cielo dovrebbero aggiungere un grazie a Silvio Berlusconi: non solo la fotomodella algerina Ruby, salvata con una telefonata da una nottataccia in Questura (che peraltro ha espresso pubblicamente la sua gratitudine al premier), ma anche uno stuolo di aspiranti ballerine, portaborse, compari di merenda, affaristi e così via.
Ma oltre a loro ci sono addirittura categorie di professionisti e imprenditori, cioè i giornalisti e gli editori. Da qualche anno a questa parte si assisteva ad un crescente ma inesorabile calo delle vendite dei quotidiani, risollevate solo in occasioni di fatti di cronaca nera eclatanti, in grado di colpire la fantasia e il cuore, come una bella madre che uccide (più o meno consapevolmente) il figlio, l'omicidio di una studentessa, sino alla recente intrigata vicenda di Avetrana. Ma la cronaca è il fatto del giorno (dal latino diurnalia) e non storia, per cui prima o poi passa nel dimenticatoio ed i giornali riprendono il triste cammino del calo delle vendite .... se non ci fosse Berlusconi a mettere, di quando in quando, un poco di pepe nelle sue vicende e in quelle che coinvolgono il Paese, e i quotidiani ricominciano a vendere!
Dal punto di vista della proprietà di un'azienda editrice di giornali, oltre a far cassa con le vendite e ad incamerare pubblicità, la testata (la denominazione del giornale) ha due scopi: avere uno strumento di pressione sul mondo politico o la concorrenza per ottenere quanto sta a cuore (e al portafoglio) all'editore, che non è quasi mai del ramo ma un industriale che spesso vive di appalti o licenze pubbliche. Ergo, il foglio cartaceo deve vendere per dimostrare che dietro ha un folto numero di presunti elettori ed un largo bacino di opinione pubblica manipolabile.
Molte ricerche hanno dimostrato che non sono solo i lettori dell'informazione stampata a farsi suggestionare verso l'una o l'altra opinione ma che il fenomeno è assai più consistente fra i vertici delle caste. Parlamentari ed opinionisti, infatti, stanno discutendo sul futuro della legislatura; qualcuno invoca elezioni subito, altri auspicano un governo tecnico, altri ancora una golosa ammucchiata generale nello spirito di un governo di salvaguardia nazionale e così via. Alcuni autorevoli quotidiani (si chiamano così quelli che vendono più copie su tutto il territorio nazionale) mentre da un lato insistono sullo scollamento del Pd ed il mancato impatto comunicativo di Luigi Bersani, dall'altro esaltano la presa comunicativa di Niki Vendola ed i fermenti per un ricambio generazionale. Nel contempo cresce l'attenzione verso il Terzo Polo (di Pierferdinando Casini, Gianfranco Fini, Francesco Rutelli e chi più ne ha ne aggiunga) e lo sfaldamento del Popolo della Libertà. Secondo una sommaria interpretazione demodoxalogica sembrerebbe che gli industriali propendano per un offuscamento della sinistra in modo da costringerla ad accettare, come unica alternativa vincente contro Berlusconi, un listone di centro-destra su cui far convergere i loro voti. Con il quesito: elezioni in primavera o a fine legislatura? In tutto questo caos di idee (anzi di mancanza di idee) ma di autentica fibrillazione politica risalta una sola vocazione: più che andare alle elezioni i nostri hanno in testa una sola cosa: l'erezione!