lunedì 22 novembre 2010

Dai valori al futuro

Come abbiamo accennato venerdì 19 scorso, il popolo nel corso della sua vita è motivato da aspettative basate sulla soluzione dei bisogni e su valori da condividere con gli altri. Al momento del voto le aspettative personali si tramutano in aspirazioni di gruppo ove (oltre alle chiacchiere) il simbolo del partito ha una sua particolare influenza, nel senso che deve sollecitare le aspettative dell'elettore. Roberto Canali (un demodoxalogo della Sidd) sul sito "Opinionepubblica.com" ha spiegato molto bene tali connessioni: la Dc con il richiamo alla croce sollecitava i valori cristiani, il Partito liberale con la bandiera italiana si riallacciava al Risorgimento, Forza Italia era un invito a rialzarsi e andare verso un futuro migliore, e così via.
Con il passare del tempo mutano anche i bisogni e i valori (che formano le aspettative). Dio, Patria e famiglia e "se potessi avere mille lire al mese ...... ed una casa piccina" (come cantava la canzone) non rientrano più tra le priorità della gente, oggi la casa deve essere spaziosa, mille euro sono il sussidio ai disoccupati, la famiglia è un concetto che si è allargato con più padri, madri, compagni/e di percorso, l'Europa e il federalismo hanno soppiantato la Patria, per non parlare della religione. Le priorità oggi sono il lavoro e il futuro dei figli e quindi anche gli emblemi e gli slogan di partito si adeguano al mutamento delle aspirazioni degli elettori. Antonio Di Pietro, con il suo richiamo ai valori e alla legalità, è in declino mentre quello che attira è il riferimento al futuro; non per nulla esistono moltissime congreghe che lo assumono come valore portante: il futuro è nell'associazione culturale e nel partito di Gianfranco Fini, nella fondazione di Luca Montezemolo, nel movimento politico di Francesco Rutelli e di tanti altri di minore importanza.
Mentre la cosiddetta opinione pubblica volge il suo sguardo verso problemi concreti la classe politica ancora si gingilla in polemiche artificiose e senza costrutto. Due recenti esempi: ad una trasmissione televisiva lo scrittore Roberto Saviano, parlando sull'esclusivo tema della mafia, ha detto che questa è abbondante anche nel nord Italia e che vi è coinvolta pure la Lega di  Umberto Bossi; il ministro dell'Interno è insorto ed ha chiesto ed ottenuto di parlare in Tv a difesa del suo ministero e del suo partito; non sarà difficile per Saviano citare almeno un assessore leghista coinvolto, allora? Valeva la pena infuriarsi per un fatto tanto scontato e banale? Il ministro ed ex showgirl Mara Carfagna dopo alcuni scontri con il ministro del Tesoro per lo scarso stanziamento al suo ministero è andata su di giri per essere stata fotografata, nell'aula parlamentare, mentre parlava con l'amico-avversario Italo Bocchino, campano come lei ma finiano di stretta osservanza.
In altri tempi i due casi sarebbero passati inosservati ma, stante la fibrillazione esistente, è bastato un nonnulla per far saltare i nervi a più di un politico, innescando una polemica campata in aria e montata artificiosamente da coloro che auspicano un rimescolamento delle carte, del fango e della politica.